Crescita felice
Obiettivo di qualunque azienda è di fare utile e di accrescere tale utile il più possibile.
Spesso si confonde utile con fatturato e si cerca di aumentare il secondo a tutti i costi, purtroppo a volte anche a discapito del primo.
Una crescita felice è quando tutti gli aspetti e componenti una azienda si muovono in modo logico e coerente verso l’obiettivo in modo consapevole, come la nave scuola Amerigo Vespucci quando prende il vento con tutte le vele spiegate ad arte.
Al contrario è come navigare in acque basse con la nebbia.
L’azienda è un organismo complesso composto da entità, quali clienti fornitori e personale, da persone, da strutture più o meno complesse, da regolamenti interni ed esterni e da un mercato di riferimento soggetto a regola di domanda offerta, con delicati equilibri interconnessi tra tutti gli aspetti.
Semplificare troppo, se da un lato aiuta a comprendere una complessità, da un altro lato rischia di farci perdere la connessione con una realtà.
Quando si interviene su un aspetto aziendale inevitabilmente si vanno anche a toccare tutti i punti ad esso collegati come in un domino, ciò non è né bene né male, è un fattore di cui tenere conto, e se ben sfruttato porta vantaggi.
Per parlare di crescita si deve pensare anche a fare investimenti, senza i quali difficilmente possiamo aumentare la potenza di fuoco della impresa.
Se si dispone di mezzi propri il problema è già mezzo risolto, altrimenti si deve accedere al credito.
Va fatto un accurato piano industriale e il conseguente business plan e piano di gestione della tesoreria.
L’impatto di un maggiore indebitamento va analizzato sia come possibilità di farvi fronte sia come variazione del rating e conseguente ulteriore accesso al credito.
L’aumento di fatturato genererà, se come spesso accade si ha una rotazione debiti crediti negativa, un fabbisogno di cassa maggiore, dovremo nuovamente accedere al credito e va concordato insieme al finanziamento, dopo potremmo avere sorprese.
Maggiori ordini avranno un impatto su produzione, logistica, amministrazione, vendite: va fatta una analisi sulle conseguenze e necessità, sia come personale che come disponibilità finanziarie.
Analizzare e tenere conto di tutti questi fattori indubbiamente è lavoro articolato e complesso.
Le grandi imprese e l’industria hanno manager dedicati, le PMI soffrono invece di carenza di figure specializzate e spesso navigano a vista in quelle secche nebbiose lavorando di feedback.
Farsi affiancare da specialisti per affrontare con la consapevolezza dei grandi imprenditori e con l’agilità delle PMI i cambiamenti porrebbe le piccole e medie imprese in un vantaggio competitivo, sempre un passo avanti alle grandi e lente imprese.
Questione di scelte.
Noi ci siamo, Voi?
Articolo di Marco Simontacchi
03/09/2022