Nel 2018 sono fallite 11.277 aziende, in calo del 7% rispetto al 2017 e il minimo toccato dopo il picco del 2014. I miglioramenti hanno riguardato tutta l’economia, ma con tendenze in forte frenata nell’industria (-3% contro il -18,6% dell’anno precedente) e nelle costruzioni (-6,2% contro -16,4%). Nel 2018 il calo dei fallimenti è proseguito nella maggior parte delle regioni italiane.
Nel 2018 è proseguito, per il quarto anno consecutivo, il calo dei fallimenti, che sono tornati al di sotto dei livelli del 2011. Questa tendenza ha riguardato tutta l’economia e ampie aree della Penisola, ma in alcuni segmenti il miglioramento ha perso slancio.
La serie storica evidenzia un miglioramento che dura dal 2015, dopo che nel 2014 i fallimenti avevano toccato un massimo a quota 15.694.
I dati tratti dagli archivi di Cerved indicano che invece nel 2019 si è sostanzialmente esaurito il miglioramento dei fallimenti e delle altre procedure concorsuali, mentre sono tornati ad aumentare concordati preventivi e le chiusure volontarie di imprese in bonis. La frenata ha riguardato soprattutto le imprese che operano nell’industria e nel Nord-Est. I dati regionali evidenziano una forte eterogeneità territoriale. In Veneto e Emilia Romagna si osserva un aumento di tutte le procedure monitorate, mentre solo in Umbria e Sardegna si registra un miglioramento sui tre fronti.
Fonte: Cerved
Quali sono le cause principali?
management inadeguato e inesperto
- investimenti inappropriati, errori di pianificazione
- incapacità di sviluppare un vantaggio competitivo
- indebitamento elevato
- indicatori finanziari insoddisfacenti
valutazioni ottimistiche, sovrastima della domanda
- over-trading ed eccesso di crescita
- management competente, dominante e carismatico
- eccesso di indebitamento
indisponibilità al cambiamento, management lassista e inattivo
- errori di posizionamento strategico e di marketing
- influenza di stakeholder esterni
- forte riduzione del fatturato e delle quote di mercato
- indicatori finanziari insoddisfacenti
manager dominante e spregiudicato
- utilizzo di asset aziendali per promuovere ambizioni personali
- frodi e comportamenti illeciti
CAUSE ENDOGENE
Proprietà/Top Management
- Eccessivo accentramento/conduzione padronale
- Debolezza dei controlli interni
- Comportamenti anomali/pregiudizievoli
- Disimpegno proprietà e/o Top management
Pianificazione e gestione strategica
- Politiche di espansione errate
- Errori di marketing
- Strategia economico finanziaria errata
- Operazioni di finanza straordinaria
- Inadeguatezza dell’attività di pianificazione e programmazione
Gestione operativa
- Struttura dei costi inadeguata
- Inefficienza dei processi produttivi e organizzativi
CAUSE ESOGENE
Fattori macroeconomici ed eventi straordinari
- Sfavorevole evoluzione delle macro-variabili
- Cambiamenti normativi
- Avvenimenti traumatici ed eventi straordinari
Fattori settoriali
- Sfavorevole evoluzione della domanda globale
- Fase di maturità/declino del ciclo di vita del settore
- Discontinuità tecnologica
- Contesto competitivo
Le determinanti della crisi: La valutazione di sintesi
La ricerca ha per oggetto 86 gruppi imprenditoriali, cui corrispondono 397 società e 79.694 addetti.
Sono espresse in percentuale di concausa riscontrata su tutte le situazioni analizzate.
Proprietà/Top Management
- Eccessivo accentramento/conduzione padronale 25,6%
- Debolezza controlli interni 33,7%
- Comportamenti anomali 48,8%
- Disimpegno Proprietà/TM 58,1%
Valori medi 41,6%
Pianificazione e gestione strategica
- Politiche di espansione errate 61,6%
- Errori di marketing 17,4%
- Strategia economico finanziaria 83,7%
- Operazioni di finanza straordinaria 27,9%
- Inadeguatezza pianificazione e programmazione 87,2%
Valori medi 55,6%
Gestione operativa
- Struttura costi inadeguata 81,4%
- Inefficienze processi produttivi e organizzativi 59,3%
Valori medi 70,4%
Fattori macroeconomici
- Sfavorevole evoluzione macro-variabili 33,7%
- Cambiamenti normativi 11,6%
- Avvenimenti traumatici ed eventi straordinari 30,2%
Valori medi 25,2%
Fattori settoriali
- Sfavorevole evoluzione domanda globale 68,6%
- Fase di maturità/declino ciclo di vita del settore 25,6%
- Discontinuità tecnologica 9,3%
- Contesto competitivo 70,9%
Valori medi 43,6%
Fonte: Le cause della crisi d’impresa. Analisi dei fattori di crisi delle grandi imprese in Amministrazione Straordinaria (Alberto Falini)
Balza all’occhio come le principali cause siano direttamente collegabili a cause interne all’azienda, pur rimanendo una sensibile percentuale di concausa il fattore esterno.
Il fattore esogeno, se attentamente valutato, comunque suggerisce che con una corretta visione del settore e macroeconomica siano prevedili e prevenibili.
Non tutte le aziende di un settore falliscono contemporaneamente, anzi generalmente le più avvedute escono da una crisi economica e/o settoriale rafforzate e con una share di mercato più forte di prima.
Consapevolezza e capacità di coniugare una visione di medio-lungo con le necessità di breve sono le risorse chiave, unite alla dote di saper giustamente valutare priorità e urgenze sull’asse temporale.
Ovvero le problematiche se risolte si trasformano in vantaggi competitivi.
Oggi gli strumenti per valutare, prevenire e assorbire o scaricare a terzi i risultati di condizioni avverse potenziali o accadute esistono e facilmente accessibili, si tratta di attivarsi e agire di conseguenza.
12/10/2021