Remanufacturing

Recuperare è meglio che produrre?

Da una recente ricerca è emerso che  le aziende che recuperano scarti e materiali per produrre nuovi prodotti, arrivano a risparmiare fino al 90%, rispetto ad un processo di produzione tradizionale. E, ovviamente, oltre a far bene alle casse aziendali apporta benefici anche all’ambiente.

E in effetti, questo nuovo approccio mette in una luce buona le aziende in quanto percepite come organizzazioni dedite al benessere generale e al rispetto dell’ambiente.

I settori che meglio hanno interpretato questo approccio sono: l’automotive, l’elettronica e l’aerospaziale. Esistono anche aziende che si occupano di recuperare per conto delle aziende che producono. Oltrettutto, come visto al salone del mobile, anche il settore del Design rivendica un forte miglioramento
Il mercato del remanufacturing è un ottimo settore su cui investire: Parliamo du un giro d’affari inttorno ai 30 miliardi di dollari, ma secondo alcuni analisti potrebbe arrivare a 100 miliardi di dollari entro il 2030.

il bizmatching

Va di moda e si sta sviluppando sempre più rapidamente nelle nostre città, il coworking sta aiutando diverse attività professionali a lavorare in team e a collaborare su progetti.

In questi spazi i in cui startupper e creativi di ogni sorta possono incontrarsi, sfruttano postazioni e rete internet, utility e altro ancora, senza per forza dover mettere in piedi un ufficio evidentemente con costi molto piu alti.
Ma le novità corrono e il coworking oggi si evolve e diventa bizmatching. Questo nuovo concetto ha lo scopo, creare occasioni di “business matching”. All’interno di uno spazio del genere i coworker vengono messi in contatto l’un l’altro con l’obiettivo di far nascere relazioni per il proprio giro di affari. Qui vengono create le basi per collaborazioni, partnership e opportunità tese ad incentivare crescita, progresso e benessere economico.

5 consigli per un business plan efficace

5 reasons to give to (1)

 

Che cos’è il Reshoring?

C’è una tendenza che proprio non t’aspetti. Cioè aziende che hanno delocalizzato in altri paesi e che poi decidono di ritornare.  In altre parole Il reshoring è il contrario dell’offshoring

La causa principale è certamente l’aumento della manodopera dei paesi esteri per antonomasia patria di delocalizzazione.

In ogni caso da una ricerca emerge che tra le motivazioni principali

  •    Il 24% decide di ritornare in patria per i costi logistici, del lavoro, del coordinamento
  •    Il 22% vuole rimpatriare la produzione per l’effetto “made in”, ovvero la produzione in patria è percepita dai clienti come migliore e di qualità per cui più appetibile;
  •    Il 21% si sposta perché la produzione delocalizzata ha una scarsa qualità;
  •    Il 17,3% ritorna per avere una gestione del cliente migliore;
  •    Il 14% perché i tempi di consegna sono lunghi;
  •    Il 12,3% dichiara di essere tornato in patria a seguito degli incentivi pubblici istituiti proprio per attirare le imprese nel loro paese di origine;

In Italia il fenomeno del reshoring è più accentuato che in altri paesi, in quanto i distretti aziendali italiani, legati per definizione all’eccellenza, per mantenersi competitivi hanno la necessaria esigenza di tornare al “made in Italy” reale,  marchio di fatto di qualità ed eccellenza.

Mercato digitale in Cina

La Cina ormai non è da considerarsi un Paese, ma un vero e proprio microcosmo lontano da noi ma con notevoli potenzialità. E’ risaputo, anche se non soffermeremo su questo, che la Cina sotto il profilo economico è diventata una delle potenze mondiali e anche dal punto di vista digitale, il mercato promette risvolti molto interessanti.

La crescita del digitale e dello spirito di innovazione cresce a ritmi impressionanti.

Oltre 10000 aziende hi-tech che si trovano a Zhongguancun, il distretto tecnologico di Pechino, spesso definito la “Silicon Valley” cinese, stanno innovando e cambiando le abitudini di tutti. In questo luogo hanno sede grandi compagnie come Lenovo, Founder Group, ma anche multinazionali occidentali come Google, Intel, AMD..

Secondo le previsioni, più di un cinese su due (52%) sarà online. Una cifra inferiore a quella prevista per gli Usa (83%) e il vicino Giappone (72%), ma di molto superiore in termini assoluti: si tratta infatti di 700 milioni di utenti a fronte dei 269 milioni degli Usa e i 91 del Giappone.
In questo contesto è molto importante “dare un occhio” a quello che sta succedendo in Cina soprattutto per ricavare delle alleanze o dei nuovi sbocchi di mercato.

Realtà virtuale in azienda

La realtà virtuale è  la tecnologia con la quale avviene una simulazione realistica della realtà. Nel settore dei video games, la realtà vituale è gia una istituzione, nell’ultimo periodo però le su implicazioni possono diventare strategiche per molte aziende di settori diversi.

Il volume di affari della realtà virtuale potrebbe arrivare entro il 2020 a circa 14 miliardi di euro. Diversi settori come la medicina o le scienze ingegneristiche, stanno studiando nuove soluzioni.

Le industrie che si occupano di produzione industriale potrebbero trovare nella VR un alleato indispensabile nella prototipazione di macchinari, ì

Ma anche il settore edile. Molte aziende di costruzioni potrebbero avvalersi della tecnologia della realtà virtuale per creare dei veri e propri tour virtuali.

Anche dal punto di vista commerciale, anche attività con franchising e punti vendita potranno presto sfruttare questa tecnologia per poter offrire tour virtuali e esperienze diverse.

Come finanziare l’innovazione in azienda

La crisi economica è stata come una violenta onda che ha spazzato via tutto.

In Italia poi abbiamo la cattiva abitudine di focalizzarci più sui problemi che sulle soluzioni ed ecco cosi che le crisi diventano montagne insormontabili. Durante i periodi di crisi, infatti, molte delle aziende italiane tendono appunto a focalizzarsi sul problema cercando un modo per ridurre i costi, tagliare tutto il possibile, cercare di mantenersi a galla.

Difficilmente in periodi come questi, le aziende si propongono di svilupparsi, di innovare e provare a distinguersi dalla massa attraverso un vero vantaggio competitivo.

Il problema, dicono la maggior parte degli imprenditori, è che impegnare risorse finanziarie in periodi di crisi è impensabile, anzi a dire il vero impossibile. Un ragionamento  che non fa una piega, in effetti. Ma siamo convinti che sia solo un problema di contingenza?

Siamo realmente convinti che non sia un problema di “approccio”?

Quali aziende infatti in periodi di crisi pensano di trovare strade alternative per trovare le risorse per innovare e investire.

Esistono infatti diversi progetti per poter finanziare innovazione e crescita, senza per forza mettere mano al portafogli. Ecco infatti alcuni bandi disponibili per le aziende:  

  • Horizon 2020
  • SIE – fondi strutturali e di investimento europei
  • FESR – ovvero Fondo europeo di sviluppo regionale, teso a finanziare progetti che mirano al potenziamento del territorio;
  • FES – ovvero Fondo sociale europeo che vuole favorire la crescita dell’occupazione, nonché l’inclusione sociale in campo lavorativo;
  • Fondo di coesione a sostegno dei paesi meno sviluppati;
  • Fondo europeo agricolo;
  • Fondo europeo per gli affari marittimi e la pesca.
  • I fondi SIE, in sostanza, sono tutti tesi a favorire lo sviluppo del territorio in un’ottica di coesione economica e sociale.
  • Nuova legge Sabatini – All’interno degli incentivi definiti dal Governo italiano, troviamo la Nuova legge Sabatini, ovvero l’incentivo che promuove innovazione e digitalizzazione grazie ad un serie di finanziamenti agevolati per le aziende che investono in beni strumentali utili all’attività di impresa.
  • Piano nazionale industria 4.0

 

Insomma, le misure per stimolare innovazione e ricerca non mancano, come non deve mancare quella voglia di migliorarsi, di acquisire nuove conoscenze per il progresso della collettività intera.

Editoriale Aprile

Buongiorno, ecco il nostro primo editoriale. Un modo per tenerci in contatto e aggiornarci sulle attività in corso, sulle opportunità e su tutto ciò che orbita intorno al mondo business. Anche se, lo prometto, cercheremo di parlare anche di altro 🙂
L’editoriale del mese nasce con l’intento di informare e portare cultura aziendale nelle PMI, sia specifica che estesa al “bello”.
In ogni editoriale troveremo infatti una sezione dedicata a un Artista che vale la pena conoscere. E’ falso che la cultura non dia pane, essa forma e sviluppa le coscienze, e sa il cielo se abbiamo bisogno di Leader evoluti e consapevoli.
Vi saranno vari articoli e la presentazione di servizi utili e magari poco conosciuti con i riferimenti dei referenti per eventuali approfondimenti, servizi sia interni che di Aziende esterne.
Mi auguro spendiate qualche minuto di pausa per curiosare e magari lasciarci un feedback, come ringraziamento potete scaricare un utile e pratico ebook richiedendolo compilando il form, in fondo alla pagina.

Grazie, Marco Simontacchi

Intervista a Luca Casagrande Mantegazza, country manager Credendo – Short-Term Non-EU Risks

Buongiorno, sono Luca Casagrande Mantegazza, ho 34 anni e vendo assicurazioni del credito alle aziende Italiane e straniere, in modo che queste possano gestire i propri incassi ed affacciarsi a nuovi mercati con maggiore serenità.
Lavoro per una compagnia Belga facente parte del gruppo Credendo, diretta emanazione della ECA Belga. Precedentemente ho prestato i miei servizi per Coface e per il gruppo Sace, più precisamente nella compagnia breve termine Sace BT, diretta emanazione della ECA Italiana.

Per ulteriori approfondimenti al seguente link potete trovare il mio Curriculum Vitae completo.

Sono una persona motivata a cui piace il proprio lavoro, e mi impegno affinché le incertezze si trasformino in opportunità.

Che servizi offre la tua Azienda?

La mia compagnia vende polizze assicurative che tutelano l’assicurato dal rischio del mancato pagamento dei propri crediti commerciali da parte dei clienti. In altre parole, essendo assicuratori, vendiamo serenità, in questo periodo più che in altri passati il rischio del mancato pagamento è sentito dagli imprenditori, che a causa di crisi e cambiamenti nei mercati si sono trovati spinti ad affacciarsi a mercati prima sconosciuti. La mia compagnia è specializzata verso i mercati emergenti: quando assicuriamo clienti fuori dall’area OCSE abbiniamo alla copertura del rischio commerciale anche quella del rischio politico in modo da offrire al cliente una copertura totale. Assicuriamo anche le vendite complesse per commessa fino a 24 mesi con la possibilità di assicurare anche il rischio di cancellazione dell’ordine o non ritiro del macchinario. Spesso capita che nei mercati emergenti serva una garanzia statale perché il merito creditizio dell’acquirente non basterebbe per sostenere il rischio di un pagamento dilazionato senza garanzie, quindi noi assicuriamo anche i debitori pubblici (ministeri, enti governativi). Assicuriamo anche i pre-finanziamenti, ossia quegli anticipi versati ai fornitori di materia prima in cambio di consegne di merce o di particolari sconti sulle future consegne.

La polizza ha una durata di una anno, analizza ogni cliente dell’azienda e delibera un fido o rifiuta la copertura e in caso di mancato pagamento indennizza le perdite al 90% (95% rischio politico).

La polizza può essere impostata con globalità per area territoriale o per gruppi di clienti.

A chi si rivolge come target?

Il nostro target sono le aziende con fatturato assicurabile, ossia dilazionato, quindi esposto a rischio, superiore ai 2 milioni di euro. Assicuriamo sia aziende con fatturato modesto che le maggiori multinazionali, siamo molto flessibili. Vista la nostra specializzazione sui paesi emergenti, il target principale è formato dalle aziende che esportano.

Quali sono i benefici e i vantaggi che portate alla clientela?

I vantaggi sono diversi:

da un punto di vista amministrativo è uno strumento che vi ripara da mancati pagamenti, il cui danno poi erode l’utile di molte altre vendite andate a buon fine. Crea anche una maggiore stabilità negli incassi e un maggiore rispetto delle scadenze.

Da un punto di vista commerciale vi permette di sapere prima ancora di sedervi al tavolo con la controparte se è finanziariamente sana e se potete quindi offrire metodi di pagamento dilazionati con serenità, o se sarà meglio chiedere delle garanzie o pagamenti anticipati.

Ci occupiamo noi dello screening e del monitoraggio della clientela o della potenziale clientela, ci prendiamo la responsabilità sulle nostra valutazioni perché se ci fosse un mancato pagamento su un cliente assicurato, indennizziamo la perdita. Ci occupiamo anche delle azioni di recupero e legali nei confronti della controparte, facciamo risparmiare prezioso tempo alla azienda.

Vi sono alcuni aspetti che vi differenziano dalla concorrenza?

La concorrenza è focalizzata sui mercati maturi, i player sono in forte guerra di prezzo e quindi man mano che il costo delle loro polizze cala i rischi che coprono o i paesi in copertura sono sempre meno numerosi…

Noi facciamo l’opposto, analizziamo i rischi, e il prezzo viene di conseguenza al rischio che viene chiesto di assicurare, come dicevo prima siamo molto flessibili.

Cosa consigliereste ad un potenziale cliente?

Se esportate e volete un arma di protezione per il vostro fatturato estero, uno strumento che altresì vi permetta di entrare in nuovi mercati sapendo già dove colpire, sediamoci assieme ad un tavolo e parliamone. Al giorno d’oggi, con la spinta degli ultimi anni verso i mercati esteri, con tutti i rischi che ciò comporta, andare da soli è rischioso. Meglio avere un partner solido (rating di gruppo S&P: AA) ed esperto che vi protegga e vi indirizzi.

Come contattarti ed eventuale chiusura finale (sito email etc)

Mi trovate ai seguenti contatti:

Ufficio: +39 02 84253170

Cellulare: +39 338 5020554

Mail: l.mantegazza@credendo.com

Sito web: Credendo

I costi standard in Azienda

In molte aziende la determinazione dei costi standard rappresenta il punto di partenza necessario per la predisposizione del budget, in particolare per determinare i costi obiettivo di individuate aree operative. Diversi sono i procedimenti attraverso i quali si può determinare il costo standard, quali, ad esempio:

  •    la media dei costi effettivi passati;
  •    il costo sostenuto in stato di massima efficienza operativa o in normalità di funzionamento;
  •    il minor costo rilevato nei passati periodi amministrativi.

Nel dettaglio, i costi standard sono dei valori definiti secondo determinati criteri che hanno lo scopo di creare dei parametri in grado di migliorare l’efficienza dei processi produttivi aziendali. È importante per un’azienda definire i costi standard perché è in base a loro che si può razionalizzare l’attività e si possono definire, ad esempio, il prezzo dei prodotti.

Di seguito alcuni vantaggi che un’azienda può trarre dalla determinazione dei costi standard:

  •    determinare il costo dei prodotti che si ottengono;
  •    effettuare il controllo delle quantità dei fattori immessi nei cicli di produzione;
  •   calcolare i prezzi unitari di vendita;
  •    razionalizzare gli elementi che compongono il costo;
  •    effettuare la comparazione dei costi effettivi;
  •    predisporre il budget di esercizio;
  • attuare una politica degli scostamenti (costi effettivi/costi preventivati), di cui occorre analizzare le cause che li hanno prodotti.

Open innovation e vantaggio competitivo

Le aziende italiane sono troppo restie ai processi innovativi, molto spesso imprigionate in una cultura imprenditoriale tradizionale che si fonda su un vecchio ma sempre attuale motto: “Chi lascia la strada vecchia per la nuova, sa quello che lascia ma non sa quello che trova”.

L’open innovation, “innovazione aperta”, è un sistema di sviluppo economico attraverso il quale PMI e startup interagiscono e si influenzano a vicenda in un modello incentrato sia sulla tradizione che sull’innovazione.

Sono diversi gli elementi che ostacolano questo processo:

  • Cultura aziendale ancora legata a modelli del passato.
  • Attività aziendali che non ammettono l’errore come componente di un processo di cambiamento. D’altra parte: chi è disposto a rischiare oggi?
  • Scetticismo e timore di sbagliare