Business plan croce e delizia

Come spesso diciamo poco è di per sé positivo o negativo, dipende dall’approccio e dalla nostra reazione al fatto. Il problem solving dipende dal problem setting.

È ormai obbligo redigere un business plan, vuoi per il mondo finanziario, vuoi per essere in linea con la Legge 155 – a furia di citarla qualcuno incomincerà a prenderla sul serio.

Possiamo decidere di replicare il bilancio dell’anno prima mettendo delle variazioni “a caso” o “di pancia” rivedendolo semmai sei mesi dopo se ci viene richiesto.

Oppure possiamo decidere di affrontare l’argomento con la serietà che richiede e il rispetto che la nostra impresa merita.

Il primo punto è che vale la pena di utilizzare il piano dei conti come base di partenza. Quindi quale migliore occasione per ripulirlo, aggiornarlo e renderlo più aderente alle esigenze contabili ed economico finanziarie?

Fatto questo primo passo partiamo dal settore più semplice: i costi fissi. Questi sì possiamo prenderli dall’esercizio precedente. Nell’analizzarli tanto vale verificare se non sia il caso di fare una spending review e quali siano comprimibili.

Passiamo quindi ai ricavi: presi quelli dell’anno precedente è l’occasione giusta per riunire Direzione Commerciale e Vendite e visti i costi fissi di struttura determinare un budget per centro di costo o per Cliente – come viene meglio – e stimare realmente la potenzialità dell’azienda.

In base ai presunti ricavi si inseriscono quindi i costi variabili.

Se fatto su base mensile con proiezione a 12 mesi, avremo i ricavi mensili per competenza da cui possiamo desumere l’eventuale fabbisogno finanziario periodicizzato dal saldo (ricavi – costi fissi – variabili) e quindi in base alla rotazione debiti crediti capire se la finanza disponibile è adeguata oppure siamo a rischio crisi di liquidità.

Avremo inoltre, inseriti gli ammortamenti, gli accantonamenti e gli oneri finanziari anche una idea della chiusura di fine anno.

Ci rimane da aggiornare con i dati a consuntivo mensili e verificare il trend, da confrontare con un bilancino con stato patrimoniale trimestrale, misurando la qualità del nostro operato in tempo utile, se il caso, per apportare correttivi.

Perché l’obbiettivo non è generare più fatturato possibile, ma generare il maggior utile potenziale con una ottica di buona gestione sul medio lungo periodo.

Noi ci siamo, voi?

 

Articolo di Marco Simontacchi

26/10/2022

 

I vantaggi della cessione crediti

Tempi duri per i troppo buoni. La riduzione del fatturato, l’erosione dei margini industriali, l’aumento dei costi fissi ha messo a dura prova la tenuta dei conti aziendali.

Una delle ricadute immediate è il deteriorarsi dei margini di tesoreria che riduce il polmone finanziario a disposizione per far fronte alla rotazione debiti crediti.

Paradossalmente anche con un fatturato minore potrebbero non essere più sufficienti i normali affidamenti.

Altro effetto è il potenziale rischio di insoluto che deriva da una aumentata probabilità di default delle PMI con una velocità incrementata dall’entrata in vigore del nuovo codice della crisi di impresa e dalla stretta creditizia, anche sui rinnovi, imposta da Basilea 3.

Sembra un rompicapo, andare in banca con un bilancio peggiorativo a chiedere un aumento degli affidamenti non è affare semplice, senza contare che così facendo andremmo a peggiorare i parametri che compongono il rating legati a fatturato – utili – debiti – oneri finanziari.

Mettendo a rischio un futuro rinnovo o dovendo incassare condizioni peggiorative già con un rialzo sensibile dei tassi.

A tutto c’è rimedio, esiste la cessione dei crediti pro soluto.

Di fatto andiamo a cedere a istituzione finanziaria terza quel fatturato che riteniamo di voler rendere liquido, risparmiando su costi e con notevoli vantaggi da un punto di vista bilancistico e patrimoniale.

Trasferiremmo anche a terzi il rischio di insolvenza e l’onere di monitorare il merito creditizio del ceduto. Dobbiamo essere affidabili noi e il ceduto e avere il consenso di quest’ultimo alla cessione del credito.

C’è tuttavia una parte di fatturato che non possiamo cedere, vuoi perché estero fuori CEE vuoi perché non è concessa la cessione del credito.

In questo caso, soprattutto in caso di paesi che il sistema finanziario fatica ad anticipare, c’è la possibilità di assicurare il credito commerciale.

Tale garanzia, fino al 90% dell’importo, ci consente di trovare istituzioni finanziarie che rendano liquido il credito senza ulteriori complicazioni.

Con buona pace della nostra cassa e dei nostri affidamenti sfiniti dal duro lavoro.

Noi siamo pronti, Voi?

 

Articolo di Marco Simontacchi

19/10/2022

 

Legge 155 l’incompresa

Di qualunque evento possiamo coglierne le minacce o le opportunità, una mente arguta coglie nell’insieme come poter volgere tale evento a suo favore.

Con la sua entrata in vigore definitiva la Legge 155 ha di fatto sostituito la vecchia legge fallimentare con il nuovo codice della crisi di impresa.

Richiede alle PMI in pratica di dotarsi di quegli adeguati assetti organizzativi atti a monitorare e prevenire eventuali crisi di insolvenza, e al sorgere dei segnali l’Amministratore deve porre in atto le misure necessarie per evitarla, o in caso di impossibilità a ricomporre la crisi di ricorrere alle nuove procedure concordatarie.

Chi non dovesse ottemperare risponderebbe in solido con il proprio patrimonio personale delle insolvenze.

Addio società di capitali siamo tutte di fatto società di persone?

Guardiamo l’altra faccia della medaglia.

Fino a ieri non vi era chiarezza sulle eventuali responsabilità, numeri e procedure, tanto da far dire con un sorriso amaro che “quando ci si iscrive in camera di commercio ci si iscrive contestualmente al registro degli indagati”.

Ora con il nuovo codice si danno indicazioni più precise, gli adeguati assetti organizzativi per chi è del mestiere sono abbastanza evidenti e concreti, le procedure concordatarie con tempi e processi determinati e più certi, l’Imprenditore se segue le regole non ha nulla da temere in caso di crisi.

Insomma, anziché la solita pezza all’italiana il legislatore ha inteso riformare e rimodulare la legge fallimentare creando un vantaggio oggettivo per tutti gli attori coinvolti, con tempi ragionevolmente brevi e ricadute onerose per chi non ottemperi.

Serve solo adeguarsi, e con tale adeguamento si creano le condizioni per una vera coerente governance finanziaria a tutto vantaggio dell’Imprenditore e dell’Azienda.

Imprenditore avvisato mezzo salvato.

Imprenditore “assettato” del tutto salvato.

Noi siamo pronti, Voi?

 

Articolo di Marco Simontacchi

11/10/2022

Il Timing è tutto

Il timing è tutto

Nel 1860 nella British Columbia veniva fondata Telegraph Creek.

Era nella zona della corsa all’oro, e come tradisce il nome era lo snodo più importante per la linea telegrafica Russia – Stati Uniti attraverso lo Yukon.

Poco dopo la ferrovia rese obsoleto il progetto prima che fosse completato, rimaneva in piedi la linea alternativa dello Yukon, ma prima che fosse finita del tutto nacque la radio, ovviamente senza fili.

Il paese si ridusse a poche centinaia di anime, quante ne conta tutt’ora, centro minerario e importante città di nativi, ma fu completamente abbandonato il progetto telegrafico.

Purtroppo per Telegraph Creek una ottima iniziativa fu cassata da un timing sbagliato che non tenne conto del progresso tecnologico.

Oggi a differenza di allora, il timing e il progresso tecnologico non si misura più in decenni ma in anni, pochi. Con l’avvento della intelligenza artificiale si potrebbe contrarre ulteriormente e drasticamente.

Come evitare di fare progetti alla “Telegraph Creek”?

Due i fattori chiave: competenze e tempo.

Servono competenze specifiche in tutti i settori coinvolti in un progetto per evitare di lavorare di “pancia” senza tenere conto di fattori e cambiamenti determinanti in essere.

Serve una velocità impensabile solo fino a un paio di anni fa.

La pandemia ha sparigliato le carte, con la digitalizzazione di molti processi i tempi si sono accorciati in tutti i settori.

Adottare criteri “analogici” e complessi potrebbe allungare i tempi decisionali e attuativi oltre una dead line e rendere vani tutti gli sforzi a monte.

Dove trovare competenze e processi smart?

Esistono professionalità con i piedi a terra e lo sguardo al futuro che possono aiutare a fare la differenza, basta sapere dove cercare sapendo che il loro non è un costo ma un investimento.

Consulenza Strategica e Temporary Management sono valore aggiunto.

Noi ci siamo, Voi?

 

Articolo di Marco Simontacchi

04/10/2022

 

Finanza alternativa sempre più forte

La finanza che passa al di fuori dei tradizionali veicoli bancari, definita alternativa, oggi è sempre più presente e scelta obbligata in molteplici casi.

Alternativa non è sinonimo né di facile né di destrutturata.

Fanno parte soggetti vigilati da Banca d’Italia, aziende “fintech” estremamente strutturate e organizzate, fondi istituzionali e non che investono sia in lending che in equity o in un mix.

Vi sono soluzioni per ogni esigenza, dall’investimento in equity di lungo periodo sino al prestito di breve o allo smobilizzo dei crediti commerciali o fiscali.

Ciò che le accomuna tutte è la veloce capacità decisionale, esperienza nel saper leggere i dati aziendali e ricerca delle opportunità growth nel mercato delle aziende italiane, anche PMI.

Al contrario del sistema tradizionale gli andamenti passati non rivestono importanza determinante, quello che conta è uno stato patrimoniale interessante, se non vi è equity da parte dell’Imprenditore, non ve ne sarà nemmeno da parte loro, un interessante progetto corredato da piano industriale e business plan dettagliati.

Guardano avanti controllando che le basi di partenza siano concrete e coerenti.

Dimentichiamo le presentazioni superficiali e raffazzonate di una volta per affascinare l’interlocutore, tutto fumo e poca sostanza.

Si ha di fronte interlocutori preparati e pragmatici che sanno incrociare tutti i dati, quantitativi e qualitativi, per comprendere se il progetto ha basi solide oppure è uno schizzo di una speranza.

Servono le competenze per far combaciare progetto, struttura, numeri, proiezioni. Le piroette non sono ammesse.

Ecco spiegato perché seppur più semplice come approccio non è facile né destrutturata.

Se vogliamo proprio puntualizzare si deve essere imprenditori più preparati ed esperti per approcciare l’alternativo, con idee chiare e robuste messe in atto con piani coerenti e dettagliati.

Come sempre è questione di competenze, o le hai tutte o le acquisisci tramite terzi.

Oppure continui a sperare in una finanza ordinaria sempre più ristretta e difficile strozzata da Basilea III e dal credit crunch con dati di bilancio che non diano adito a nessuna ombra.

 

In ogni caso noi siamo pronti, Voi?

 

Articolo di Marco Simontacchi

28/09/2022

 

La vera ricchezza è il tempo

Da giovane studente in Cattolica durante una lezione di macroeconomia il docente ci pose una domanda: “qual è il bene più prezioso, la risorsa anaelastica per eccellenza”?

Dopo vari tentativi senza mai arrivare vicini ci diede la soluzione: “il tempo”.

In alcune tradizioni orientali la ricchezza viene misurata in tempo libero da dedicare a sé stessi.

Questo dovrebbe indurci a una seria riflessione, come imprenditori quanto tempo sprechiamo in attività, seppur importanti e urgenti, che sono accessorie a quella tipica dell’imprenditore?

Ci siamo mai sentiti in trappola e cooptati a dedicare buona parte di tempo ed energie in compiti che poco ci piacciono, non ci gratificano e ci distolgono da ciò che sappiamo fare meglio e che più ci rende?

Se la risposta è sì sappiate che siete in nutrita compagnia, la maggior parte degli imprenditori è invischiata in questa insidiosa trappola.

Due i fattori determinanti: la nota poca propensione alla delega nelle PMI e la mancanza cronica di una linea di management che si sobbarchi tali compiti.

Oggi esistono i mezzi per supplire a ciò, e sono un mix di tecnologia e di professionalità.

Questo mix, in realtà un unicum, è rappresentato dal temporary management, incarnato da uno o più professionisti con specializzazioni verticali e dotati dei necessari programmi in grado di sollevare l’imprenditore da quei compiti gravosi fornendogli risposte e soluzioni atte a metterlo in grado di concentrarsi sul proprio mestiere tipico.

Il costo? Molto meno di quanto si possa pensare. Il vero costo è rappresentato, nel non utilizzarlo, dal mancato impegno imprenditoriale nel far crescere e prosperare la propria azienda.

 

Noi ci siamo, Voi?

 

Articolo di Marco Simontacchi

21/09/2022

Politica strategia tattica e microgestione

Se c’è una lezione da imparare dai fatti salienti di questo periodo, riferendosi alla situazione bellica in Ucraina e dalla crisi energetica conseguente, è che sottovalutare il fil rouge che lega politica – strategia – tattica e microgestione può portare solo a risultati disastrosi.

Chiariamo i significati dei termini:

  • Politica è la finalità e la modalità di governo di un insieme
  • Strategia è il piano di azione per raggiungere gli obiettivi
  • Tattica sono le azioni specifiche per porre in atto la strategia
  • Microgestione è il controllo nel dettaglio delle azioni in essere e compiute

Se non vi è una visione d’insieme, una coerenza sin nel dettaglio di tutti i livelli logici si rischia di vanificare qualsivoglia sforzo o piano e trovarsi con risultati assai differenti dal desiderato.

Un esempio per tutti: una azienda con un buon rating e un dettagliato piano industriale decide di investire nella espansione interna per aumentare fatturato e utili.

Decide le strategie, predispone le azioni richieste delegando e formando il personale necessario, facendo un controllo ecologico che tutti i comparti abbiano gli strumenti per reggere il cambio di passo.

Reperisce i mezzi finanziari per gestire i flussi di cassa e parte per l’avventura.

A fine esercizio chiuso e depositato il bilancio scopre che il maggior indebitamento non seguito da un proporzionale aumento del patrimonio netto ha fatto peggiorare i parametri che garantivano un sereno accesso al credito e che, essendo divenuti più stringenti i requisiti per la finanziabilità, potrebbe avere seri problemi non solo ad aumentare la disponibilità di cassa, ma a rinnovare gli affidamenti già esistenti nella loro interezza. Mettendo a repentaglio il progetto stesso.

Una maggiore attenzione e micro gestione avrebbe senz’altro posto in evidenza il problema in anticipo, permettendo di intervenire con soluzioni strutturali che avrebbero garantito di mettere in sicurezza finanziaria e patrimoniale l’azienda stessa.

Per sviluppare un progetto ben strutturato non occorre essere tuttologi o dei geni della finanza, servono strumenti adatti e chi abbia le conoscenze per utilizzarli proficuamente.

Se avete una brillante idea in testa fatevi aiutare da chi può darvi valore aggiunto.

Noi ci siamo, Voi?

 

Articolo di Marco Simontacchi

 

15/09/2022

 

Crescita felice

Obiettivo di qualunque azienda è di fare utile e di accrescere tale utile il più possibile.

Spesso si confonde utile con fatturato e si cerca di aumentare il secondo a tutti i costi, purtroppo a volte anche a discapito del primo.

Una crescita felice è quando tutti gli aspetti e componenti una azienda si muovono in modo logico e coerente verso l’obiettivo in modo consapevole, come la nave scuola Amerigo Vespucci quando prende il vento con tutte le vele spiegate ad arte.

Al contrario è come navigare in acque basse con la nebbia.

L’azienda è un organismo complesso composto da entità, quali clienti fornitori e personale, da persone, da strutture più o meno complesse, da regolamenti interni ed esterni e da un mercato di riferimento soggetto a regola di domanda offerta, con delicati equilibri interconnessi tra tutti gli aspetti.

Semplificare troppo, se da un lato aiuta a comprendere una complessità, da un altro lato rischia di farci perdere la connessione con una realtà.

Quando si interviene su un aspetto aziendale inevitabilmente si vanno anche a toccare tutti i punti ad esso collegati come in un domino, ciò non è né bene né male, è un fattore di cui tenere conto, e se ben sfruttato porta vantaggi.

Per parlare di crescita si deve pensare anche a fare investimenti, senza i quali difficilmente possiamo aumentare la potenza di fuoco della impresa.

Se si dispone di mezzi propri il problema è già mezzo risolto, altrimenti si deve accedere al credito.

Va fatto un accurato piano industriale e il conseguente business plan e piano di gestione della tesoreria.

L’impatto di un maggiore indebitamento va analizzato sia come possibilità di farvi fronte sia come variazione del rating e conseguente ulteriore accesso al credito.

L’aumento di fatturato genererà, se come spesso accade si ha una rotazione debiti crediti negativa, un fabbisogno di cassa maggiore, dovremo nuovamente accedere al credito e va concordato insieme al finanziamento, dopo potremmo avere sorprese.

Maggiori ordini avranno un impatto su produzione, logistica, amministrazione, vendite: va fatta una analisi sulle conseguenze e necessità, sia come personale che come disponibilità finanziarie.

Analizzare e tenere conto di tutti questi fattori indubbiamente è lavoro articolato e complesso.

Le grandi imprese e l’industria hanno manager dedicati, le PMI soffrono invece di carenza di figure specializzate e spesso navigano a vista in quelle secche nebbiose lavorando di feedback.

Farsi affiancare da specialisti per affrontare con la consapevolezza dei grandi imprenditori e con l’agilità delle PMI i cambiamenti porrebbe le piccole e medie imprese in un vantaggio competitivo, sempre un passo avanti alle grandi e lente imprese.

Questione di scelte.

Noi ci siamo, Voi?

 

Articolo di Marco Simontacchi

03/09/2022

 

Aiuti di Stato (di guerra) alle PMI

Con il nuovo Quadro temporaneo di crisi istituito a seguito della guerra tra Russia e Ucraina  -Temporary Crisis Framework – Sezione 2.2 – Aiuti sotto forma di garanzie sui prestitidal 30 agosto sino al 31 dicembre 2022 è possibile fare richiesta di garanzia del Fondo PMI.

Il plafond è per le imprese di Industria e Commercio di € 500.000 con importo massimo garantito per singola impresa di € 5.000.000.

Per il solo portafogli investimenti sono presentabili domande anche di aziende sino a 499 dipendenti.

Prerequisito all’accesso agli aiuti è dichiarare di avere esigenze, anche indirette, connesse alla situazione bellica quali ad esempio rincari materie prime, problemi di produzione, interruzione degli approvvigionamenti, aumento dei costi energetici, o similari.

Le operazioni di finanziamento dovranno essere di durata non superiore ai 96 mesi e in alternativa tra loro di importo non superiore a:

  • 15% della media dei ricavi vendite o prestazioni degli ultimi tre esercizi
  • 50% dei costi energia sostenuti nei 12 mesi precedenti alla presentazione della domanda
  • Alla necessità di liquidità dei 12 mesi successivi alla presentazione qualora sussistano uno o più dei seguenti casi: interruzione degli approvvigionamenti; forte aumento costi di energia, costi per la sicurezza informatica, materie prime o semilavorati; abbia subito mancati pagamenti da Russia o Ucraina, un crollo del fatturato.

La garanzia, a seconda della fascia di appartenenza varierà dal 60% al 80%, mentre sale al 90% per costi di efficientamento o diversificazione della produzione o consumo energetico.

Per le imprese che operino nei settori indicati come i più colpiti dalla guerra l’intervento è gratuito.

Qualsivoglia richiesta va ben ponderata e valutata in un dettagliato business plan e il piano di ammortamento inserito nella gestione della tesoreria.

Un finanziamento se ben gestito e sfruttato è una opportunità di crescita, se mal utilizzato diviene un ampliamento di un debito infruttifero che ci zavorra ancora di più e ci condanna a una mesta lotta contro una concorrenza sempre più agguerrita.

Noi ci siamo, Voi?

 

Articolo di Marco Simontacchi

30/08/2022

 

 

Nuova era PMI

Siamo al terzo anno di crisi a cui seguirà probabilmente un quarto, Covid prima e guerra poi hanno generato uno stormo di cigni neri.

Il futuro non appare nemmeno libero da ulteriori tempeste, citiamo ad esempio:

  • cambiamento climatico
  • venti di guerra in Asia
  • tensioni nei Balcani
  • stretta dei fondi sulla fintech
  • bolla delle criptovalute
  • inflazione in impennata
  • crisi energetica

Ci fermiamo qui per non creare pessimismo, vorremmo invece dare un senso di realtà.

Le statistiche nel 2017 davano la preoccupazione di approvvigionamento finanziario per le PMI al 8% mentre ricerca di nuova clientela era al 24%, tre volte tanto. La prosperità era vista in funzione del nuovo business.

Oggi nel 2022 la situazione è profondamente cambiata: l’accesso al credito è divenuto estremamente selettivo, oltre a un ottimo bilancio, almeno nella sua composizione, si deve anche garantire una buona trasparenza sui bilancini periodici e soprattutto business plan concreti e dimostrabili, oltre a una centrale rischi immacolata.

L’approvvigionamento finanziario oggi sta diventando la prima preoccupazione per le PMI, in mancanza di una ottima patrimonializzazione l’accesso al capitale di terzi è vitale.

Le PMI stanno agendo, a volte subendo, una profonda trasformazione che senza una pianificazione strutturata, anche nel medio lungo, potrebbe non garantire la necessaria competitività per reggere le repentine e profonde variazioni dei mercati.

Esiste un gap di competenze specifiche tra le PMI e le grandi imprese. Se è pur vero che le PMI sono molto più reattive, se non colmano questo gap integrando le competenze specifiche con partner di fiducia e solidi rischiano di compromettere seriamente il raggiungimento degli obiettivi industriali.

Molte aziende si sono già mosse, infatti:

  • il 25% delle aziende ha riconvertito la produzione su prodotti più strategici
  • il 60% afferma di dover adeguare il proprio modello operativo per riformulare il modello di business
  • il 50% intende avviare un processo di internazionalizzazione
  • oltre il 90% è consapevole di doversi rafforzare patrimonialmente sia con autofinanziamenti che con operazioni straordinarie, rimodulando l’esposizione verso terzi.

*(fonte Deloitte)

Come sempre ciò che affosserà chi si muove tardi o male è lo stesso scenario che premierà chi saprà muoversi nei tempi e nei modi più consoni.

Cosa fare è materia complessa, articolata e dipendente dal contesto.

Quando agire, subito.

L’imprenditore può decidere se fare da sé se ritiene di avere tutte le conoscenze e capacità, sconfessando quel gap di competenze, oppure farsi un esame di coscienza e, se lo ritiene, affidarsi a dei partner competenti per operare le scelte migliori verso un futuro più certo.

Noi ci siamo, Voi?

 

Articolo di Marco Simontacchi

24/08/2022