L’Inverno demografico

Il rapporto ISTAT 2022 è raggelante per il futuro dell’Italia.

La popolazione media non solo sta invecchiando ma da trent’anni stiamo diminuendo numericamente.

La contrazione del saldo migratorio, la bassa natalità, uniti alla pandemia ha portato il numero dei residenti da 60.230.000 di 8 anni fa agli attuali 58.983.000 con 188 persone over 65 anni per ogni 100 con meno di 15 anni.

È immediato il collegamento al profondo squilibrio che si è venuto a creare e continuerà a crescere nel sistema pensionistico e della sicurezza sociale oltre a una seria contrazione della forza lavoro nel tempo.

Il sistema è destinato, per come è strutturato, a saltare.

Non ci si può nemmeno appellare a un aumento delle nascite, l’età media delle partorienti e del primo figlio stanno elevandosi superando i 32 anni nel prima caso e i 31 anni nel secondo con le coppie straniere che stanno adeguandosi al trend.

Evidente segnale di grande difficoltà nel creare e mantenere una famiglia nel “Bel Paese”.

Questa difficoltà è parallela al mercato delle retribuzioni, diminuite in Italia nell’ultimo decennio a fronte di sostanziosi aumenti nel resto d’Europa pur in presenza di una reale inflazione che morde ultimamente in modo significativo.

Oltre a essere mal pagati gli Italiani sono anche un popolo di precari, nel 2021 infatti ormai i contratti “standard” – a tempo indeterminato – sono circa il 60% del totale relegando il rimanente a un part time “involontario” o a tempo determinato e spesso le due situazioni si sommano soprattutto nei giovani sotto ai 35 anni.

È crollata così la qualità complessiva dell’occupazione e della retribuzione generando quell’inverno demografico che rischia di proiettarci in un medio evo economico prossimo venturo.

Insomma, precariato e povertà sono il futuro che stiamo garantendo alle generazioni giovani e future, le quali con la loro operosità dovrebbero garantire prosperità all’Italia e a tutti noi.

Dovremmo seriamente ripensare al nostro modello, che non è quello standard europeo, e ridisegnare un futuro possibile per tutti.

 

Articolo di Marco Simontacchi

17/08/2022

 

Qualcosa è cambiato

Siamo al 10 agosto della più torrida e secca estate a memoria d’uomo, che tutto invoglia fuorché di lavorare.

Buona parte degli italiani sono in villeggiatura oppure a casa in ferie, leggenda vuole che sia tutto fermo, eppure qualcosa è cambiato.

Stiamo in questo preciso momento emettendo contratti assicurativi direttamente dai portali, assistiti in remoto da colleghi in smart working; stiamo procedendo a definire pratiche di finanza ordinaria e straordinaria con dirigenti per fornire tutti i documenti ai deliberanti prima di Ferragosto; stiamo dialogando per tutte le fattispecie con i professionisti e i clienti scambiandoci documentazione e firme.

Tutto ciò era impensabile sino a un paio di anni fa, fantascientifico se rapportato agli ultimi decenni del secolo scorso.

Non sappiamo se ciò sia un bene o sia un male, la tecnologia ci ha permesso di non dover mai chiudere le attività del tutto e di essere sempre connessi.

Se ben gestita la situazione permette di essere sempre operativi e di non aver soluzione di continuità in un mondo sempre più veloce, dove un paio di settimane di ritardo possono avere pesanti conseguenze.

Se mal gestita al contrario diventa una situazione di grande stress per le persone che non riescono mai a staccare veramente dal lavoro per rigenerarsi e tornare freschi e combattivi alla quotidianità.

Occorrono organizzazione, ruoli funzioni e compiti definiti e figure interscambiabili per gestire in modo proficuo l’opportunità, senza questi presupposti si genera invece burnout e caos.

A questo giro non esterneremo “noi siamo pronti, Voi?”, siamo in ferie da sabato e lavoriamo full time ancora sino a domani a mezzogiorno per gestire ritardi e urgenze.

Metà ferie se ne andranno così, si impara dagli errori: in Studio stiamo già pensando di riposizionare responsabilità e condivisione della filiera operativa per non farci cogliere impreparati prossimamente.

Noi saremo pronti, Voi?

Buone vacanze

 

Articolo di Marco Simontacchi

10/08/2022

Trasparenza: nuovi obblighi datoriali

Scatta dal 13 agosto l’obbligo, in base al Decreto Trasparenza Dlgs 104/2022 (direttiva UE 2019/1152), con immediata applicazione sui nuovi contratti di lavoro di una informazione completa sulle condizioni contrattuali soprattutto sui contratti atipici.

Le sanzioni in caso di incompleta od omessa informativa vanno da € 250 a € 1.500 per lavoratore.

Si applica ai contratti di tipo subordinato, a tempo indeterminato, a termine, part time, a somministrazione, lavoro intermittente, parasubordinati e persino alle prestazioni occasionali.

Va consegnato al lavoratore in forma scritta al momento dell’assunzione con tutti gli elementi informativi relativi al CCNL applicato quali orari, giorni, mansioni, inquadramento.

Particolare attenzione andrebbe riposta alle mansioni. In azienda dovrebbe esistere un manuale con ruoli, funzioni e compiti, e quindi il nuovo contratto, anche in caso di cambio di mansione su vecchia assunzione, dovrebbe essere coerente con tale manuale di riferimento e chiaro dovrebbe essere per il lavoratore il contesto e i compiti assegnati.

Questo documento regolerà i rapporti di lavoro tra datore e lavoratori e prevede che sia esaustivo anche nelle informazioni sulle piattaforme digitali utilizzate nell’organizzazione ed esecuzione del lavoro, dell’uso di tali sistemi, sugli aspetti del rapporto di lavoro coinvolti, sulla loro finalità e sul funzionamento.

Il periodo di prova, compreso ferie, permessi, 104 etc, non potrà superare i sei mesi ne è possibile ripeterlo ad un successivo rinnovo contrattuale.

Va garantita una minima prevedibilità dell’orario di lavoro e dopo sei mesi il lavoratore ha diritto a chiedere una forma di lavoro più stabile.

L’intento è abbastanza evidente, si vuole dare più stabilità e coerenza soprattutto ai contratti atipici, di cui si è ultimamente a volte fatto abuso con ricadute sociali.

Le aziende non ancora allineate dovrebbero creare una più coerente organizzazione del lavoro, con suddetto manuale di ruoli funzioni e compiti redatto in modo puntuale e funzionale alle necessità aziendali, così come avere dettaglio dei flussi operativi e dei processi correlati.

Per usare una battuta è sempre più ora di abbandonare una gestione “alla viva il parroco” e diventare aziende moderne e strutturate.

Ciò presuppone inoltre il fatto di operare una vera selezione del personale, investendo di più su una scelta mirata e scientifica del personale al posto di utilizzare un turnover a basso costo per trattenere in azienda i più meritevoli.

Si farebbe infine molta chiarezza nei rapporti e nelle aspettative reciproche evitando, o perlomeno riducendo, conflittualità dovute a mancanza di chiarezza.

 

Noi siamo pronti, Voi?

 

Articolo di Marco Simontacchi

04/08/2022

Professionista: istruzioni per l’uso

Le complessità da affrontare per i piccoli e medi imprenditori sono ormai simili a quelle dei grandi imprenditori, con la differenza che i secondi hanno una o più linee di management a gestire le varie aree con specializzazioni sempre più marcate, mentre i primi o optano per il fai da te, con tutti i limiti di tale scelta, oppure ricorrono a professionisti a cui appoggiarsi o a cui delegare.

Molti il primo passo l’hanno compiuto e il fatto di avere uno o più consulenti, o meglio, temporary manager in azienda non è più fatto insolito.

In altre culture tale scelta è consolidata e considerata una necessità, non più una novità, l’approccio quindi è maturo e consapevole. In Italia l’approccio è ancora incerto.

Come in tutte le scelte esistono cose da evitare e altre da appuntarsi come prioritarie.

Andiamo con ordine:

La scelta

Non stiamo comprando rame ferro o un servizio generico non specialistico, stiamo scegliendo un professionista i cui consigli o le cui decisioni potranno influire in maniera anche molto decisiva sulle sorti aziendali e dell’imprenditore.

Rivolgersi all’amico dell’amico può essere di aiuto, ma non il criterio di scelta finale, va accertata la capacità anche attraverso la storia del professionista, da quanto tempo opera, che tipo di clientela segue, che referenze può vantare, se ha nella “cassetta degli attrezzi” anche quei programmi necessari a svolgere il proprio lavoro. Utilizzare prevalentemente fogli excel non è mai un buon segnale.

Non fare un’asta competitiva, un professionista serio non gioca al ribasso, può capitare che decida di fare una tariffa accomodante per brevi periodi in casi eccezionali se il cliente merita in prospettiva futura, ma rende chiaro che appena possibile le adeguerà: le tariffe al ribasso non portano mai lontano. Si ottiene ciò che si paga, chi costa poco nel tempo rende poco, se un professionista ci serve ma anche no allora lasciamo perdere, altrimenti assicuriamoci un elemento di valore, dopo averne constatata l’effettiva preparazione.

Il rapporto

Un consulente che si rispetti che deve affiancarci per un periodo di tempo abbastanza lungo tenderà a farci contratti a forfait mensile, questo non vuol dire che quindi lo si debba spremere il più possibile. Incrineremmo un rapporto e rischiamo di farci scaricare o prendere sottogamba: quella che per noi può sembrare una domanda semplice, a volte richiede studio, ricerca ed una elaborazione per dare una risposta ragionata e consapevole. Se faccio quotidianamente telefonate con richieste metto sotto pressione il professionista, che se si trova due o tre clienti simili dopo un po’ esplode. Raggruppiamo i dubbi e le domande e facciamole tutte insieme durante gli incontri programmati.

Tra cliente e professionista si deve instaurare un rapporto di fiducia reciproca, oggi spesso anche il professionista si trova nella spiacevole condizione di rischiare in solido con l’imprenditore per le proprie scelte, con la differenza che l’azienda non è sua. Evitiamo di chiedere conferma all’amico del cugino circa ogni scelta del professionista per poi tediarlo con “mi hanno detto che…”. Non c’è nulla di più irritante e deleterio per il rapporto. Se non ci si fida del professionista cambiamolo, se ci fidiamo non tediamolo, o lo perderemo.

Non mentiamo o sottaciamo alcunchè, tanto verremo scoperti e verrà a mancare la fiducia necessaria per lavorare serenamente. Un valido professionista ha visto centinaia di casi, le nostre bugie hanno le gambe veramente corte.

Utilizziamo un solo interlocutore per interfacciarci, è molto irritante e foriero di interminabili perdite di tempo per un professionista sentirsi chiamare da diverse figure per conto del cliente per la stessa cosa. Oltre a generare una indebita pressione e far perdere molto tempo è anche un abuso della pazienza del povero professionista che si trova a dover ripetere varie volte la stessa cosa a persone diverse. Il tempo è la risorsa anaelastica per eccellenza, ed è ciò che vende un vero professionista, la cui formula di successo è: conoscenza x tempo = risultato economico. Faremmo anche la figura dei pasticcioni disorganizzati.

A volte i professionisti fanno buon viso a cattiva sorte, o a pessima abitudine, sanno che è una questione culturale e i clienti italiani, vanno generalmente educati essendo per noi ancora una relazione da scoprire. Ricordiamoci però che un professionista serio e capace si pone dei limiti, oltre i quali ci lascia alla nostra sorte.

La frase spesso utilizzata tra professionisti recita più o meno: “raddrizziamo le sorti aziendali nonostante gli imprenditori”. E a volte è vero.

Voi che dite, che rapporto avete con i vostri professionisti?

 

Articolo di Marco Simontacchi

27/07/2022

Nuovo CCII: trappola od opportunità?

Il 15 di luglio è entrata in vigore nella sua veste definitiva la Legge sul Codice della Crisi di Impresa e dell’Insolvenza (CCII), armonizzandoci e recependo la Direttiva UE 2019/1023.

Prevede degli adeguati assetti organizzativi per rilevare i primi segnali di crisi e se il caso da gestire con composizione negoziata.

Il CCII non salva di per sé le PMI, le mette in condizione di prevenire eventuali crisi, salvaguarda semmai il sistema spostando il limite di intervento degli Amministratori molto prima della vecchia normativa dando anche dei punti di riferimento precisi.

Gli Amministratori, se non adempienti al CCII, sia nella parte di adeguato assetto che nella segnalazione di probabile crisi, si troveranno nella spiacevole situazione di rispondere in proprio non dei maggiori danni arrecati, come da vecchia normativa, ma in solido con l’Azienda, divenendo quindi il loro patrimonio personale disponibile per la procedura concorsuale.

Il livello di attenzione deve quindi essere massimo, sia come Amministratori che come fornitori, in entrambi i casi si assumono degli obblighi in caso di concordato semplificato.

Rammentiamo che i creditori, soprattutto se pubblici, sono a loro volta tenuti alla segnalazione a sistema di segnali di allarme di probabile crisi di impresa e di insolvenza.

Per il proprio bene gli Amministratori debbono aprire la crisi, o risolverla, prima che un esterno provveda, mettendoli in mora per non aver organizzato adeguati assetti o non aver controllato o provveduto.

I creditori che godono di tutele hanno l’obbligo di rispettare contratti aperti se non autorizzati alla risoluzione.

Viene nominato un esperto indipendente ed entro 60 giorni dalla sua relazione si ricorre e chiude un concordato semplificato per la liquidazione del patrimonio.

Vi sono vantaggi e svantaggi, in ogni caso si tende a salvaguardare una continuità aziendale.

Il primo punto è che si cerca di prevenire situazioni gravi e ai primi segnali di contenere i danni.

Anche i tempi di risoluzione vengono delimitati in 60 giorni più la relazione, che garantisce rientri rapidi e sicuramente superiori rispetto all’attuale.

Infatti, più è lungo il concordato più esso diventa oneroso, sino all’assorbire buona parte delle risorse, e il prezzo è a totale carico dei creditori essendo tali costi detratti dal patrimonio disponibile.

Il garantire le forniture dei creditori privilegiati consente inoltre di dare continuità agli affari in essere, aumentando i flussi di cassa disponibili per la procedura.

Quali quindi gli assetti previsti:

  • rilevare squilibri economici, finanziari o patrimoniali
  • verificare la sostenibilità dei debiti e della continuità aziendale nel tempo
  • seguire periodicamente i controlli dei segnali di allarme
  • effettuare periodicamente un test di perseguibilità di risanamento

I segnali di allarme da controllare

  • Retribuzioni scadute da 30 giorni pari alla metà o più del totale mensile
  • Debiti verso fornitori scaduti da 90 giorni superiori a quelli non scaduti
  • Esposizioni bancarie scadute o oltre fido da oltre 60 giorni superiori al 5% del totale esposizioni
  • Esposizioni debitorie verso creditori pubblici

Il risk management e la direzione finanziaria sono sempre più una necessità.

 

Noi siamo pronti, Voi?

Articoli di Marco Simontacchi

20/07/2022

La tempesta perfetta

Si sono addensate pesanti nubi sopra le nostre economie, nubi che non avrebbero dovuto coglierci di sorpresa se non in parte.

Sono nubi minacciose e grevi che preannunciano la tempesta perfetta.

Da fine 2019 siamo funestati dal Covid che non ci da grossa tregua con tutte le conseguenze sulla capacità produttiva di intere filiere, soprattutto in Asia dove abbiamo abbondantemente delocalizzato con pesanti ricadute sui fatturati delle PMI.

Già dallo scorso anno si ipotizzava, con vari articoli sul nostro blog, che si andava incontro a una impennata dell’inflazione che può essere, più che una fiammata, di medio periodo.

Oggi molte PMI manifatturiere hanno grosse difficoltà ad approvvigionarsi delle necessarie scorte di materie prime e semilavorati con prezzi fuori controllo impedendo una corretta gestione del magazzino e una programmazione del ciclo produttivo e commerciale.

Una recessione strisciante faceva capolino in questi ultimi mesi, a cui si è aggiunta la guerra in Ucraina e le conseguenti sanzioni alla Russia.

Le difficoltà e preoccupazioni di approvvigionamento di gas hanno, se mai possibile, ulteriormente aggravato sia l’inflazione che la recessione.

Insomma, diciamocelo, siamo in una probabile stagflazione.

Siamo usciti dall’emergenza economica, secondo il governo, e il 30 giugno sono scadute le agevolazioni al credito, dal 1° luglio si torna a ragionare con i parametri legati al rating e a Basilea 3.

Dal 15 di luglio è in vigore la nuova normativa sul codice della crisi di impresa, da cui potrebbero non uscire indenni buona parte delle PMI. Qualcuna di esse potrebbe essere parte dei nostri clienti o fornitori strategici, ci siamo preparati a monitorarli? Noi siamo in linea con il cambio di passo?

Questo sta già creando gravi difficoltà di accesso al credito con un già innescato credit crunch.

Proprio in questi giorni diverse istituzioni hanno chiuso i rubinetti e l’Agenzia delle Entrate sta mandando gli avvisi agli organi amministrativi di PMI di futura segnalazione per inadempienza in linea con il codice della crisi di impresa.

Cosa mai avrebbe potuto peggiorare la situazione se non la più grave siccità dell’ultimo secolo?

Manifestazione estrema di un clima avviato a un disastro da noi testardamente e ciecamente provocato.

Anche in questo frangente ripetiamo il nostro motto: “vogliamo essere spettatori o protagonisti?”, subiamo o agiamo?

In questi frangenti vince chi ha la forza e la capacità di creare liquidità con cui fare le necessarie scorte per fare programmazioni almeno semestrali, non manca infatti la domanda, mancano gli approvvigionamenti.

Non è una manovra esente da rischi, tuttavia con un buon controllo di gestione e programmazione della tesoreria, un ferreo controllo del magazzino, sempre che si sia stati capaci di creare e mantenere un buon rating, ci danno sufficienti garanzie di poter fare il passo proporzionato alle nostre possibilità.

Con inflazione alta fare scorte di medio lungo significa potersi permettere di fare offerte ai clienti credibili garantendosi margini accettabili.

La potenza è nulla senza il controllo, così come l’eccesso di controllo a discapito della proattività ci ingessa.

Come già espresso in altri articoli occorre una prudente spregiudicatezza e un ottimo cruscotto di controllo.

Noi ci siamo, Voi?

 

Articolo di Marco Simontacchi

13/07/2022

Pacta servanda sunt

In 39 anni di attività lo Studio ha visto passare molte persone, aziende, occasioni.

Difficilmente siamo categorici o giudicanti: l’esperienza ci ha insegnato una cosa fondamentale, il giudizio è spesso figlio del pregiudizio ed è elemento limitante.

Gli anni ci hanno semmai indotto a osservare con occhi nuovi qualunque fatto per non interpretarlo con vecchi paradigmi relegandoci a una preistoria della consulenza aziendale.

Tuttavia, ci sentiamo di dividere i rapporti con cui abbiamo a che fare con due fattispecie: chi mantiene la parola data e chi no.

Chi disattende quanto promette, se non occasionalmente, mina alla base qualunque rapporto di fiducia, che sia cliente, fornitore o collaboratore.

Se si ha un problema lo si esplicita, se si è in ritardo lo si comunica, se si è ricevuto un ciclo o una comunicazione si dà notifica, se si ha bisogno di una mano la si chiede, se si è in ritardo si avverte per tempo, se si è cambiata idea ci si confronta, se si sbaglia si ammette e si chiede ammenda.

Tutto il resto sono alibi e pietose scuse a rimarcare poca trasparenza e poca attitudine al lavoro di squadra.

Il latino è una lingua tanto lapidaria quanto efficace, in pochi termini rende sempre perfettamente l’idea.

“Ogni promessa è debito” rende sì l’idea ma pecca in imperativo e suona come un mite consiglio.

Volete spiccare come trasparenza, affidabilità e serietà?

Desiderate essere trattati “primi inter pares e guadagnarvi il rispetto incondizionato di chi vi circonda?

Competenza e coerenza a parte, che è altro capitolo importante, scolpitevi a caratteri di fuoco in mente il detto latino “PACTA SERVANDA SUNT”i patti debbono essere rispettati, che sancisce uno dei principi fondamentali del diritto.

Abituiamoci a promettere solo ciò che sappiamo di poter mantenere, affrontiamo le problematiche senza blandire con dolci promesse mai mantenute, impariamo a essere diretti e nudi di fronte alla realtà.

Poco c’è di più irritante del dover rincorrere una risposta, un documento, una azione promessi e dimenticati.

Poco c’è di più gratificante dell’aver risposta certa a richieste corrisposte, ci fa sentire uniti, compresi e squadra.

Riflettete su come vorreste essere trattati e su come vi rapportate agli altri e quale sia l’immagine che ne deriva.

I dilettanti allo sbaraglio fanno fortuna solo nei format televisivi di prima serata.

 

Articolo di Marco Simontacchi

28/06/2022

 

La trasparenza delle Note Integrative

Dai siamo onesti, quanti di noi si danno la briga di scrivere qualcosa di significativo che accompagni il bilancio nelle Note Integrative con magari una piccola relazione dell’Amministratore?

È tanto comodo lasciare che faccia tutto il programma del commercialista.

Il bilancio tutto sommato è solo una mera formalità in cui far risultare un utile quanto basta per non pagare troppe tasse o coprire con vari artifizi, laddove possibile, perdite.

Ci siamo riconosciuti? Bravi!

Questo bilancio ci accompagnerà per dodici mesi con le relative note integrative, sempre più lette da chi deve decidere se concedere o rinnovare crediti o in caso di finanza straordinaria.

Nelle note abbiamo la unica opportunità di rendere più intelligibili le scritture e chiarire aspetti a nostro favore.

Laddove non lo facessimo viene interpretato come poca trasparenza per celare altro o, peggio, come noncuranza nell’amministrazione dell’azienda, segnale di pericolo e di poca affidabilità.

Possiamo anche dare una indicazione sui fatti salienti, che possono anche confermare un trend, o se il caso ribaltare una situazione delicata, riguardanti l’esercizio in corso, quindi successivo al bilancio.

Il tutto in modo sintetico con dati aggregati, rimandando alla visura semmai di documentazione a supporto.

Va da sé che ne guadagna in credibilità l’azienda e in immagine l’Amministrazione, andando a incidere positivamente sul rapporto di fiducia con gli interlocutori finanziari.

Creiamo così un filo logico temporale tra passato, presente e futuro invogliando un eventuale finanziatore cliente o fornitore a riporre la fiducia nelle capacità e trasparenza della nostra azienda.

Sempre che il bilancio sia ben redatto, non solo in termini fiscali e bilancistici, anche con riguardo all’equilibrio di tutti i parametri che compongono il rating e che il tutto sia coerente con le Note Integrative, i documenti a supporto e il business plan con i bilancini dell’esercizio successivo.

Facile, no?

Per noi pane quotidiano, vedere per credere.

 

Articolo di Marco Simontacchi

21/06/2022

 

Giovani di successo: il caso Mimmo Saracino

Ci si lamenta, a torto a mio avviso, della mancanza di intraprenditorialità della nuova generazione, dei trentenni che dovrebbero attuare il cambio generazionale.

Vorrei portare alcuni casi di giovani Imprenditori che sono un esempio vivente.

Il caso di Cosimo Saracino, Mimmo per gli amici, fondatore e amministratore del MS Group Srl a cui fanno capo CarSchoolBox Srl, GT Talent (Scuderia Gentile Srl) e Samar Innovation Srl.

In un bel volume “Come ce l’hanno fatta 75 Imprenditori italiani” all’atto V vi è una sintesi sull’avventura imprenditoriale di Mimmo Saracino:

La strada per arrivare al successo e all’affermazione lavorativa di un progetto non è quasi mai la più comoda da percorrere ed in alcuni casi si devono percorrere grandi distanze per incontrare la giusta situazione è l’idea di valore da poter sviluppare.

Tutto nasce da un lungo percorso che parte in Italia per spostarmi a Barcellona nel 2013, in un momento molto complicato del mio percorso: la ricerca dell’affermazione e della giusta strada.” – Mimmo Saracino

Per una serie di coincidenze e la capacità di saper cogliere il momento giusto nel scegliere un percorso lavorativo e, dopo alcuni anni trascorsi senza sosta a svolgere lavori più umili per potersi mantenere, il giovane imprenditore entra a contatto con una realtà che si occupava di organizzare eventi in pista con Ferrari e Lamborghini, dove subentra come centralinista per gestire le richieste dall’Italia per poi scalare le varie posizioni fino ad arrivare a conquistare la fiducia e il rispetto del proprietario.

Purtroppo – o per fortuna – quella fantastica esperienza ha avuto vita breve, perché dopo poco l’azienda ha dovuto chiudere: l’imprenditore, benché fosse una persona straordinaria e molto creativa, aveva commesso alcuni errori a livello gestionale e organizzativo e purtroppo un’oculata gestione finanziaria non può essere sottovalutata in ogni attività, neanche nella più fiorente.

Qui nasce il percorso Imprenditoriale del giovane Saracino. Con l’aiuto del suo primo datore di lavoro a Barcellona e della passione che lo ha sempre accompagnato sin da giovane per il mondo delle supercar, decide di costituire la prima società CarSchoolBox, impegnandosi a livello stacanovistico nell’impresa.

Oggi la mia azienda ha un organico di 36 persone, fra dipendenti e collaboratori, e un fatturato che meno di dieci anni fa non avrei mai pensato di raggiungere.

Non mi sono mai accontentato però, perché la gioia che si prova per la riuscita di un’attività allarga la prospettiva e aumenta la voglia di mettersi in gioco. Ho deciso di aprire altre due aziende in due settori diversi, per ampliare ulteriormente i miei orizzonti e diversificare. La passione per le auto sportive rimane però il mio punto di forza.

Durante il lockdown del 2020 ho ideato un nuovissimo format: GT Talent – Your dream race.

Adatto al mezzo televisivo e unico nel suo genere nel mondo del Motorsport, è un talent show che dà la possibilità a chiunque abbia passione, competenza ed una patente di tipo B, di effettuare delle prove, prima tramite simulatore e poi direttamente in pista, per diventare un nuovo pilota dalle caratteristiche vincenti. Sarà presto in onda sua delle emittenti televisive più importanti a livello Nazionale” – Mimmo Saracino

GT Talent, dopo il successo della prima in pieno lockdown, parte con la seconda edizione e si preannuncia un successo di partecipazione, verrà tradotto in tre lingue e sarà da marzo in programmazione su uno dei principali distributori internazionali.

Vari enti internazionali hanno già contattato Saracino per portare all’estero tale format innovativo e si prefigura per il 2023 un format internazionale in più continenti.

Insomma, non mancano i giovani di grande talento e capacità, manca forse la assennatezza di un vecchio sistema ormai al collasso di scoprirli, coltivarli e farli crescere.

Auguriamoci tanti Mimmo Saracino per il bene di tutta l’economia.

Articolo di Marco Simontacchi

15/06/2022

 

Pensiamo al futuro da formiche

Dal discorso di Alessandro Spada, Presidente Assolombarda al MIND:

“Se la pandemia ha cambiato irreversibilmente le nostre vite, ora la guerra in Ucraina, con i suoi orrori umanitari, ha accelerato fenomeni le cui conseguenze economiche incidono in maniera significativa non solo sulla crescita del nostro Paese, ma anche rispetto a scenari europei e globali così come li abbiamo conosciuti nella nostra storia recente.

Abbiamo l’impellenza di affrontare il tema delle materie prime e di risolvere il problema dell’energia, che tocca in particolar modo la Lombardia per le caratteristiche del suo tessuto industriale, attraverso interventi strutturali che si fondino sul principio delle neutralità tecnologica, così da scongiurare il rischio di compromettere la produzione delle nostre imprese. Sono, infatti, urgenze che monitoriamo e segnaliamo da tempo e che non possono più essere rimandate.

Non solo, abbiamo il dovere di rimettere al centro delle priorità il lavoro, specialmente quello giovanile, perché saranno proprio le nuove generazioni a ripagare i debiti generati dal Next Generation EU. È per loro che dobbiamo costruire un mondo del lavoro più moderno, inclusivo e gratificante, anche attraverso una fiscalità agevolata per incentivare le assunzioni. Allo stesso tempo dobbiamo mettere le nostre imprese nelle condizioni di trovare profili adeguati alle loro necessità e in questo senso la formazione rappresenta certamente la leva più importante da perseguire. Infine, la strada per l’aumento degli stipendi a vantaggio di tutti i lavoratori deve passare inevitabilmente dalla riduzione del cuneo contributivo.

“Il dovere dei tempi” ci ricorda che è ora di aggredire le vulnerabilità che hanno colpito il nostro Paese negli ultimi decenni con il coraggio che contraddistingue la nostra storia moderna e contemporanea, affinché si possano ricostruire fiducia e coesione. “Il dovere dei tempi” richiama tutti ad una responsabilità condivisa nel fare oggi, insieme e senza indugi, quelle scelte fondamentali per costruire il futuro di domani.”

Sino ad oggi ci siamo comportati, in linea generale, come la famosa cicala. Abbiamo vissuto come società ben al di sopra di quanto il sistema economico e globalmente le risorse terrene potessero sostenere. Il conto in un modo o nell’altro sta arrivando e a pagare saranno prevalentemente i nostri figli e nipoti.

Possiamo e dobbiamo iniziare a pensare e programmare non solo per il breve ma soprattutto per il medio e lungo, anche a costo di ridimensionare pretese e stili di vita sopra alle righe eliminando le cattive abitudini, di dubbia etica, che ci hanno portati a questi limiti strutturali ed economici.

Serve il coraggio di operare quelle ineludibili scelte strutturali che ci traghettino verso un futuro sostenibile.
Serve la volontà di strutturare le nostre aziende in modo moderno e con coerenti governance.
Serve la disponibilità a formare e motivare il personale, l’azienda più che le strutture è le persone che la compongono.

Insomma, da cicale dobbiamo trasformarci in operose e ordinate formiche, le generazioni future ringraziano.
Noi ci siamo, voi?

Articolo di Marco Simontacchi

07/06/2022