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La conoscenza rende liberi

Essere imprenditori in una Micro PMI oggi è più complicato che in passato.

Se un tempo bastava il buon senso e un/a contabile con tutti gli adempimenti fiscali e normativi oltre ai vari parametri sia del rating che del Codice della Crisi di Impresa oggi si richiede una specializzazione verticale notevole in diversi ambiti complessi.

Essere aggiornati e adempienti significa in prima battuta mettere in sicurezza l’azienda e l’imprenditore da rischi di sanzioni pesanti o da incidenti che potrebbero minare la sopravvivenza dell’azienda.

Certo si possono delegare in toto a professionisti esterni alcune di quelle funzioni e adempimenti senza più apparentemente doversene curare.

Tuttavia, ciò espone a rischi l’azienda, in tal infatti modo l’imprenditore è vincolato al professionista e non crea le condizioni per poter esercitare il controllo sull’efficacia ed efficienza dell’operato, rimanendo così comunque ciechi e responsabile davanti alla legge.

I professionisti sono una fondamentale risorsa di cui oggi non si può fare a meno. Esiste la possibilità di avere tuttavia un elemento all’interno dell’azienda che faccia le veci dell’Imprenditore assistendolo nella strategia e tattica di tutte tali questioni supervisionandolo e coinvolgendolo in tutte le scelte migliori e nei rapporti conseguenti con il professionista: un Consulente Strategico in Temporary Management.

In tal modo si crea una conoscenza e coscienza di ogni ambito sensibile aziendale che permetterà all’imprenditore di divenire decisionalmente autonomo e capace senza dover forzatamente accettare qualsivoglia soluzione prospettata da un terzo che non vive e respira l’azienda.

La conoscenza rende liberi e consapevoli.

Noi siamo pronti, Voi?

 

Articolo di Marco Simontacchi

23/02/2023

 

Oblio ed efficienza

Rudolf Steiner, fondatore dell’antroposofia, affermò che un essere evoluto necessita dell’oblio del passato.

In sintesi, ogni esperienza va vissuta come fatto nuovo, senza interpretarlo come vicende passate, anzi ricercarne i nuovi significati e i nuovi sviluppi e reagire in modo diverso se necessario.

Altrimenti reagiamo a una esperienza passata inconsapevoli delle differenze, anche sostanziali, che i futuri accadimenti portano con sé.

Esistono innumerevoli variabili all’interno di un processo e al variare di alcune di esse cambiano, anche radicalmente, le dinamiche.

Portare le stesse risposte del passato difficilmente darà gli stessi risultati, portandoci in un altrove non necessariamente funzionale.

Serve guardare alle situazioni con occhi attenti e indagatori, con la curiosità di cogliere le novità e di sfruttarle.

Se pensiamo a Virgin e a Tesla pensiamo a due imprenditori innovativi che hanno saputo cogliere il futuro e a tradurlo in visione imprenditoriale portandola concretamente a terra.

Nel valutare una azienda non c’è ambiente più soffocante di una struttura ancorata al passato che vive sclerotizzata in ciò che fu e si muove su prassi anacronistiche incapace di cogliere il vento del cambiamento, ormai prossima alla obsolescenza.

Apriamo bene gli occhi, respiriamo tutti i giorni il vento del cambiamento e creiamo una visione futura a medio e lungo periodo che ci indichi i passi da compiere giorno per giorno, partendo da oggi.

Chi avesse il coraggio di farlo con buona probabilità diverrebbe quell’imprenditore di successo con cui amiamo collaborare.

Noi siamo pronti, Voi?

 

Articolo di Marco Simontacchi

15/02/2023

Un disastro non si aggiusta a rattoppi

Nel micro come nel macro le situazioni non cambiano.

Assistiamo purtroppo sempre più spesso nel valutare lo stato di salute di aziende a stati estremamente compromessi dal continuo rattoppare situazioni di difficoltà mai organicamente e strutturalmente risolte.

Il più delle volte si crede di aggiustare la situazione con artifizi di bilancio o indebitandosi contando nella buona sorte e che qualcosa cambi.

Altre volte si fanno salti mortali per aumentare il fatturato anche a discapito della marginalità, aumentando la voragine e i problemi senza un vero cambio di rotta.

Si crea così, toppa su toppa una situazione degenerata a tal punto da richiedere sforzi enormi e a volte ingiustificati per creare un punto di svolta e tornare in equilibrio.

Una situazione compromessa richiede una terapia d’urto e l’esperienza insegna che se non si cambia radicalmente qualcosa, procedendo sempre con le medesime strategie, i risultati non potranno che essere gli stessi e avviarsi verso un inevitabile disastro.

Lo vediamo con la politica, con i conti pubblici, con la gestione imprenditoriale delle PMI che non hanno ancora effettuato quel cambio di paradigma che un mondo sempre più veloce e connesso impone.

Chi non si evolve si estingue, lo si sa dai tempi di Darwin, l’impressione è che molti ritengano essere un problema degli altri e di esserne esenti, finché la crisi non bussa alle porte e ci si trova a ballare sul ponte del Titanic mentre inesorabilmente affonda.

Di esempi virtuosi ce ne sono molti e credeteci, non è fortuna.

Noi siamo pronti, Voi?

 

Articolo di Marco Simontacchi

01/02/2023

 

Controllo finanziario per cantiere

Riassumiamo in sintesi ciò che occorre per avere coscienza dell’andamento dei conti aziendali e tenere sotto controllo margini e tesoreria in aziende che operano per commesse e/o cantieri.

Innanzitutto, vale la premessa che il controllo deve essere sia in previsionale che in tempo reale e non solo a consuntivo, inutile preoccuparsi di chiudere la stalla dopo che sono scappati i buoi.

Una azienda complessa con diversi cantieri deve tenere una contabilità per commessa (o cantiere come dir si voglia) occorre quindi:

La distinta base di ogni commessa utilizzata per comporre l’offerta con dettaglio di materie prime, semilavorati, lavorazioni in cantiere e trasferte.

Tenere contabilità per commessa giornalmente di tutto ciò che viene caricato su ogni singola commessa, laddove possibile dettagliatamente, dove impossibile (trasferte su più cantieri, parti di materie prime o lavorazioni multiple etc.) imputare in percentuale a forfait al limite per eccesso.

Settimanalmente verificare se a SAL quanto caricato per distinta base su ciascuna commessa è in linea con l’offerta accettata da cliente. Eventuali differenze o sono da imputare a errori di progettazione/produzione, aumenti inaspettati di mercato o a successive richieste di cliente oppure a varianti in corso d’opera. Le ultime due voci andrebbero notificate a Cliente e fatturate a parte, come variante accettata o come nuovo ordine.

L’insieme di tutte le risultanze ci fornisce indicazione sui margini industriali che si vanno formando, tali margini per il fatturato atteso dagli ordini in essere e previsti ci fornisce il margine operativo e quindi la certezza o meno di coprire i costi fissi di struttura e l’eventuale utile di esercizio.

 

Contemporaneamente l’amministrazione deve tenere la contabilità aggiornata e chiudere un bilancino mensile SP e CE almeno entro il 20 di ogni mese successivo tenendo presente che generalmente le fatture a SAL andranno in SP ma non in CE.

Una volta al mese tale documento dovrà essere analizzato e comparato alla contabilità per commessa di cui sopra per verificare la correttezza e affidabilità dei conti.

L’amministrazione dovrà altresì tenere il previsionale del business plan a 12 mesi aggiornato per capire prospetticamente come l’azienda stia andando a chiudere l’esercizio, così come dovrà tenere aggiornato uno scadenzario della cassa per conto in modo di avere coscienza dei flussi e dei bisogni di tesoreria futuri.

 

Per far ciò servono competenze e adeguati programmi, che per funzionare a loro volta necessitano nei tempi e nei modi pattuiti di tutti i flussi informativi da parte di tutte le figure coinvolte (Progettazione, commerciale, acquisti, magazzino, contabilità). Basta che una figura coinvolta non collabori al corretto funzionamento dei flussi informativi per mettere in crisi tutto il sistema, occorrono quindi diligenza, precisione, collaborazione e senso di responsabilità.

Senza tutto ciò il controllo dell’andamento economico patrimoniale dell’azienda non è possibile. L’Amministratore se in linea con quanto sopra può provare la diligenza del buon padre di famiglia e di essere conforme a quanto richiesto per legge, viceversa risponde in solido con l’azienda, anche patrimonialmente, in caso di problemi.

Noi siamo pronti, Voi

Articolo di Marco Simontacchi

 

17/01/2023

 

 

Imprenditore alla Eisenhower

Cosa ha da imparare un imprenditore da un Generale 5 stelle protagonista della II guerra mondiale e 34° Presidente USA?

Parecchio in termini di gestione del tempo e delle risorse.

In un discorso Eisenhower diede lo spunto su tale argomento, a cui si rifece Covey, per costruire il “quadrante di Eisenhower” per il time management.

Uno dei problemi tipici del piccolo e medio imprenditore è quello di non avere una vera linea di manager a supporto dell’attività, trovandosi così a dover gestire molteplici attività non tipiche di un amministratore.

Sommerso dalle urgenze perde spesso di vista il vero obiettivo e il focus su ciò che veramente è importante: dirigere l’azienda verso i propri obiettivi industriali ed economici.

Impantanato nei dettagli l’imprenditore a capo chino non coglie più il senso della direzione e si trova spesso a fine esercizio ad essere meramente sopravvissuto all’anno fiscale.

In questo il suddetto quadrante ci viene in soccorso, ci aiuta a distinguere tra ciò che è urgente o importante.

Ciò che è urgente e importante significa che se disatteso avrà conseguenze, merita la nostra massima attenzione.

Urgente ma non importante dovrebbe indurci a delegare a persona con le giuste competenze.

Importante e non urgente dovremmo pianificarlo nel tempo e portarlo a termine a step.

Né importante né urgente significa sacrificabile, le conseguenze saranno minime, lo si evade se avanzano tempo ed energie fatto tutto il resto.

Come in tutti i processi all’inizio sembra macchinoso, andiamo a creare una nuova procedura interna con deleghe.

Tuttavia, una volta che sia diventata una abitudine sarà un automatismo virtuoso che permetterà all’Imprenditore di fare una corretta gestione del tempo e delle risorse focalizzandosi così sul suo vero lavoro: portare l’azienda in modo efficiente ed efficace ai propri obiettivi.

 

Noi siamo pronti, Voi?

Articolo di Marco Simontacchi

12/01/2023

Iniziare il 2023 dalla fine

Cominciare il nuovo esercizio dalla fine significa iniziare il primo giorno lavorativo avendo una chiara visione e comprensione della nostra meta finale.

Significa avere coscienza oggi di dove si sia diretti, avremo così la consapevolezza da dove noi si stia iniziando e far sì che tutte le nostre azioni ci portino verso l’obiettivo atteso.

Esistono spesso due realtà parallele, i dati di bilancio con precipuo riferimento allo stato patrimoniale e il concreto stato in cui versa l’azienda.

L’obiettivo finale non può che essere unico e non più scisso: una azienda in salute con dati concreti, trasparenti che esprimono uno stato di salute e stabilità.

A seconda della situazione di partenza possono occorrere uno o più esercizi, o in casi estremi decidere di ricorrere a istituti straordinari per rifondare l’attività su basi sane e gestibili.

Occorre sapersi focalizzare per evitare dispersioni, pianificare per non trovarsi a rinviare decisioni importanti, organizzare per non incorrere in situazioni caotiche.

I risultati saranno proporzionali alla efficacia, la capacità di raggiungere gli obiettivi prefissati, e all’efficienza, la abilità di raggiungerli con il minor impiego di risorse possibili.

La focalizzazione è una strategia vincente, è inutile, anzi dannoso, avere tanti obiettivi poco chiari, si arriva da nessuna parte.

E’ solo riducendo gli obiettivi e facendo chiarezza sui tempi, sui numeri e sulle azioni che si arriva al traguardo. Occorre iniziare a pensare dalla fine: dall’obiettivo e su di esso concentrarsi come un puntatore laser.

Dovremo distinguere tra l’obiettivo prescritto che viene indicato dai numeri del piano industriale, e tra i sotto obiettivi: quelli discrezionali ossia quelli che dipendono da nostre capacità e possibilità e quelli attesi, ovvero quegli obiettivi che terze parti interne o esterne chi richiedono per poter raggiungere quello prescritto, quali finanziatori, clienti, fornitori.

Più che sul “fare” dovremo concentrarci sull’”ottenere”, le azioni verranno di conseguenza.

Tutto facile? Magari lo fosse, ogni giorno qualche imprevisto ci obbliga a riposizionarci e a riconsiderare le azioni da fare per portarci a dama.

Non si cambia l’obiettivo, si cambiano le azioni innovando e arricchendo il progetto.

Quando a seguito degli attentati vietarono il trasporto in aereo di qualsivoglia lama e di conseguenza ne fu vietata la vendita nei duty free, per Victorinox sembrava suonata la campanella di addio.

Non si misero in difesa e non rividero le loro ambizioni, inventarono un nuovo attrezzo multiuso senza lame, più trendy e ricco di gadget che spopolò. Dovettero successivamente sì rivedere i budget, ma al rialzo.

Tutto questo processo ha un nome: strategia. E’ una dote che o si possiede o va costruita e affinata nel tempo, costa cara in termini di errori e di investimento di risorse, oppure si investe in chi lo sappia fare di mestiere, la consulenza strategica.

 

Noi ci siamo, Voi?

 

Articolo di Marco Simontacchi

22/12/2022

Budget vendite croce e delizia

Siamo nel periodo di redazione dei budget di vendita dei commerciali per l’esercizio prossimo.

Nella nostra pluridecennale esperienza ci siamo resi conto essere uno dei compiti più sottostimati e mal gestiti dell’area commerciale e marketing.

Redigere un budget è un’arte scientifica, arte perché va appresa e affinata nel tempo, scientifica in quanto deve basarsi su dati statistici e previsionali concreti e credibili.

Oltre a ciò, vi sono diverse variabili essenziali di cui tener conto.

Un aumento del fatturato non depurato del fattore inflattivo o dell’aumento dei listini può non tradursi in un aumento delle vendite, ma in determinate condizioni mascherare persino una perdita di quote di mercato.

Basarsi solo sul fatturato in valore assoluto, soprattutto se vi sono in gioco bonus e premialità, può essere pericoloso e disincentivante.

Altra insidia è assegnare un obbiettivo troppo ambizioso o, al contrario, poco stimolante: anziché incentivare demotivano la forza commerciale.

Ammesso di assegnare un corretto budget per ciascun addetto alle vendite ci troviamo nemmeno in mezzo al guado.

Dobbiamo ancora, se vogliamo ottenere il massimo dell’efficacia, poter dimostrare al proprio collaboratore perché sia un dato esatto e raggiungibile da lui personalmente e cosa deve fare dal giorno successivo per i prossimi giorni lavorativi dell’anno a venire e stabilire eventuali premialità.

Finito?

Nemmeno per idea, arriva ora la parte più delicata e assieme più incentivante.

I budget sommati formano il cuore del business plan: i ricavi vendite.

Non centrare l’obbiettivo in entrambi i sensi è fatto grave.

Se fatturiamo sensibilmente di più significa aver gravemente sottostimato mercato, proprie potenzialità e quelle dei venditori, che se meglio incentivati avrebbero magari fatto ancor di più.

Portare inoltre maggior fatturato, se la produzione e l’area finanza non sono adeguate, risulta essere fattore di rischio da non sottovalutare.

Se fatturiamo sensibilmente di meno mettiamo a repentaglio l’esistenza stessa dell’azienda ed è segnale di problemi generalmente abbastanza gravi.

Cosa fare adesso?

Occorre uno strumento di controllo dello sforzo quantitativo e qualitativo di tutta la rete vendita, che sia una persona o centinaia poco importa.

Tramite i dati statistici su numero visite, numero offerte, ordini, fatturato medio per dato e fascia di clientela, margini, siamo in grado tutte le settimane, di monitorare l’andamento delle vendite sia in quantità che qualità e apportare tutti quei correttivi che garantiscano, mese per mese, l’ottimale andamento degli affari che ci porteranno a centrare gli obbiettivi industriali e finanziari.

Noi siamo pronti, voi?

 

Articolo di Marco Simontacchi

28/11/2022

Crescita stabile con certezza dei flussi

L’Imprenditore accorto sa di poter fare e disporre a seconda delle proprie forze.

Per misurarle redige un business plan per comprendere di che finanza dispone e di quanta reperirne per dar corso al proprio piano industriale.

Vi sono quindi due componenti finanziarie, il capitale proprio, dato dal circolante e dai mezzi propri, e il capitale di terzi sotto forma di finanziamenti (debito) o di cessione di quote (nuovi mezzi propri).

Si pone grande attenzione ai capitali di terzi sia che sia sotto forma di debito che di sottoscrizione quote, dando per scontato il proprio circolante.

Scontato spesso non lo è per nulla.

Nel calcolare i flussi finanziari si calcolano non solo le quantità ma anche le scadenze, i margini tra ciclo attivo e quello passivo sono la disponibilità di cassa che verrà utilizzata per fare gli investimenti.

Entrano in gioco due variabili: gli insoluti e i ritardati pagamenti.

Questi due fattori vanno a sparigliare le carte e rischiano di buttare una azienda, solida e stabile, in un rischio di insorgenza di crisi di insolvenza se non di crisi di impresa.

Ricordiamo, semmai ce ne fosse ancora bisogno, che è in vigore il nuovo Codice della Crisi di Impresa e quindi sottacere una prevista crisi di insolvenza comporta seri rischi per l’Amministratore che, se non dimostra di aver provveduto con adeguati assetti, si troverà a rispondere patrimonialmente personalmente di quanto avviene.

Tuttavia, oggi esistono diversi servizi che risolvono alla radice la possibilità che le due variabili di cui sopra possano incidere negativamente sui flussi finanziari e quindi sulla solvibilità dell’azienda.

Servizi che danno certezza dei flussi finanziari rendendo liquidi e certi i crediti commerciali.

Otterremmo un quadruplice vantaggio:

  • Inversione della rotazione debiti crediti avendo subito liquidità ad emissione fattura
  • Certezza del credito avendo ceduto a terzi il rischio di ritardato pagamento e di insoluto
  • Poter dimostrare tra gli adeguati assetti il controllo sulla qualità dei propri crediti commerciali e clienti
  • Miglioramento di diversi parametri componenti il rating e conseguentemente miglior accesso al credito con minor costi

Potremmo dire quattro piccioni con una fava.

Accedere a questi servizi e ottimizzarli per costi – benefici e decidere quali e quando utilizzarli può non essere affare immediato e semplice, ogni società di servizi decanterà i propri, esistono professionalità terze e indipendenti che possono aiutare nella scelta e nella gestione dei propri crediti commerciali.

Dare certezza dei flussi derivanti dai crediti commerciali significa dare solidità alla propria crescita e prosperità.

Noi ci siamo, Voi?

 

Articolo di Marco Simontacchi

21/11/2022

 

Viviamo aspettando Godot?

Una sensazione che spesso accomuna molte persone è quella di vivere perennemente in attesa di qualche cosa.

Un cliente importante che accetti una offerta che cambierà il corso aziendale, la delibera di un finanziamento che permetterà di decollare, lo sblocco di una situazione anomala.

Si rimanda così sine die delle decisioni importanti in attesa di chissà cosa. Salvo capire che la normalità, per un Imprenditore, sta nel gestire l’eccezionalità, che ormai fa parte del quotidiano.

Chi eccelle, tra le varie caratteristiche, ha sviluppato la capacità di visione strategica, che permette di prendere rapidamente decisioni in situazioni critiche, calcolando tutte le possibili ricadute ed eventuali contromosse.

Lo stratega rimane di fatto sempre un passo avanti agli altri riuscendo a cogliere in anticipo le opportunità e i trend, non senza qualche rischio beninteso.

La gestione dei rischi è affare di risk management, lo stratega sa che deve farne ricorso minimizzando i rischi e massimizzando i profitti.

Così mentre lo stratega si aggiudica affari e quote di mercato l’attendista si muove a giochi fatti in cerca delle briciole, o aspettando Godot.

Sta a noi la scelta, affidarci al coraggio, non la sventatezza, sviluppando la capacità strategica, o abbandonarci alla paura restando inevitabilmente al palo.

Noi siamo pronti, voi?

 

Articolo di Marco Simontacchi

16/11/2022

Business plan croce e delizia

Come spesso diciamo poco è di per sé positivo o negativo, dipende dall’approccio e dalla nostra reazione al fatto. Il problem solving dipende dal problem setting.

È ormai obbligo redigere un business plan, vuoi per il mondo finanziario, vuoi per essere in linea con la Legge 155 – a furia di citarla qualcuno incomincerà a prenderla sul serio.

Possiamo decidere di replicare il bilancio dell’anno prima mettendo delle variazioni “a caso” o “di pancia” rivedendolo semmai sei mesi dopo se ci viene richiesto.

Oppure possiamo decidere di affrontare l’argomento con la serietà che richiede e il rispetto che la nostra impresa merita.

Il primo punto è che vale la pena di utilizzare il piano dei conti come base di partenza. Quindi quale migliore occasione per ripulirlo, aggiornarlo e renderlo più aderente alle esigenze contabili ed economico finanziarie?

Fatto questo primo passo partiamo dal settore più semplice: i costi fissi. Questi sì possiamo prenderli dall’esercizio precedente. Nell’analizzarli tanto vale verificare se non sia il caso di fare una spending review e quali siano comprimibili.

Passiamo quindi ai ricavi: presi quelli dell’anno precedente è l’occasione giusta per riunire Direzione Commerciale e Vendite e visti i costi fissi di struttura determinare un budget per centro di costo o per Cliente – come viene meglio – e stimare realmente la potenzialità dell’azienda.

In base ai presunti ricavi si inseriscono quindi i costi variabili.

Se fatto su base mensile con proiezione a 12 mesi, avremo i ricavi mensili per competenza da cui possiamo desumere l’eventuale fabbisogno finanziario periodicizzato dal saldo (ricavi – costi fissi – variabili) e quindi in base alla rotazione debiti crediti capire se la finanza disponibile è adeguata oppure siamo a rischio crisi di liquidità.

Avremo inoltre, inseriti gli ammortamenti, gli accantonamenti e gli oneri finanziari anche una idea della chiusura di fine anno.

Ci rimane da aggiornare con i dati a consuntivo mensili e verificare il trend, da confrontare con un bilancino con stato patrimoniale trimestrale, misurando la qualità del nostro operato in tempo utile, se il caso, per apportare correttivi.

Perché l’obbiettivo non è generare più fatturato possibile, ma generare il maggior utile potenziale con una ottica di buona gestione sul medio lungo periodo.

Noi ci siamo, voi?

 

Articolo di Marco Simontacchi

26/10/2022

 

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