Dopo l’ignavia, che Dante nel III canto dell’Inferno punisce in modo orribile, il peggior nemico dell’imprenditore è il procrastinare, atteggiamenti per certi versi simili.
Nell’ignavia vi è una incapacità a schierarsi, di prendere una posizione, mentre nel procrastinare si rimanda a un domani “sine die” una decisione o una azione.
Fondamentalmente ciò è causato dal negare (non esiste), rimuovere (non lo vedo) o spostare (la causa o la responsabilità è di altro o di altri) il problema da fronteggiare.
Sono autodifese ben spiegate da Freud che subentrano quando inconsciamente non ci si reputa in grado di affrontare qualcosa che ci soverchia.
Questo atteggiamento, salvo che sia una ben precisa tattica studiata a tavolino, come nel caso del Generale Romano Quinto Fabio Massimo, non risolve alcun problema che di norma non scompare da sé, semmai peggiora.
Viviamo e operiamo in un’epoca molto differente rispetto alle generazioni precedenti: allora i cicli economici, sociali e politici duravano decenni o secoli e i cambiamenti, seppur ineludibili, erano lenti e graduali. Oggi i cicli durano pochi anni se non mesi e i cambiamenti sono repentini lasciando poco preavviso, premiando chi ha più capacità di visione e di interpretazione dei segnali sociali, politici ed economici.
Le leggi stesse sono in continuo rinnovamento nella corsa a mantenersi in linea con i mutamenti delle necessità, se pensiamo a come era diverso il contesto politico, economico, sociale e legale di 20 o 30 anni fa una idea è presto fatta.
La globalizzazione stessa ci obbliga a uscire dal comfort di situazioni di riserva e confrontarci con un resto del mondo che viaggia alla velocità della superfibra e della intelligenza artificiale.
Ci si deve arrendere all’idea che ogni giorno va presa qualche decisione che sia tattica, strategica o politica, stare fermi significa restare al palo in un sistema concorrenziale ad alta velocità.
Ogni comparto aziendale è coinvolto in questa danza frenetica: logistica, marketing, vendite, amministrazione e finanza, produzione, acquisti, legale.
Va da sé che se una azienda perde concorrenzialità si autoesclude dal mercato, salvo operare in monopolio, ma anche questo ultimo finisce prima o poi e l’atterraggio nel mercato reale non è mai indolore.
Vi sono anche importanti risvolti di responsabilità civile e in determinati casi anche penale nel procrastinare decisioni, se tali possono portare a una situazione di default. Il nuovo codice della crisi di impresa parla chiaro e non c’è società di capitali che tenga, gli amministratori ne rispondono personalmente, anche patrimonialmente.
Le grandi imprese hanno il vantaggio di avere dirigenti e quadri preposti a presidiare le varie aree aziendali e a occuparsi di tenere l’Azienda in linea con i piani industriali e con i business plan, hanno però lo svantaggio di essere lente nel cambiare rotta se necessario.
Le Micro e le PMI per contro sono per loro stessa natura estremamente flessibili e veloci, scontano però il fatto di non aver generalmente nessuna linea manageriale a supporto, trovandosi spesso l’Imprenditore nelle scomode vesti del “tuttologo”. La tentazione può essere, per l’appunto, quella di procrastinare, creando le premesse per una potenziale crisi aziendale.
Per loro fortuna oggi esistono diverse figure specializzate a cui possono fare ricorso in modo mirato e temporaneo a costi ragionevoli e sostenibili.
Il non agire può costare caro, l’agire, se fatto con accortezza e mirato, può portare grandi benefici, non ultimo cavalcare sempre l’onda dell’innovazione e trovarsi nella frontiera efficiente della concorrenzialità.
Noi siamo pronti, e Voi?
Articolo di Marco Simontacchi
20/02/2022