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Depositare e valutare il marchio come attivo patrimoniale per le PMI

Nel panorama competitivo, la protezione e la valorizzazione del marchio sono elementi fondamentali per le piccole e medie imprese (PMI) che desiderano ottenere una posizione di vantaggio nel mercato. Depositare e avvalorare il marchio come attivo patrimoniale offre numerosi vantaggi che possono influire positivamente sulla crescita e sulla sostenibilità dell’impresa. Le PMI dovrebbero considerare attentamente questa strategia e i benefici che ne possono derivare.

Protezione legale: Il deposito del marchio offre una protezione legale che conferisce all’azienda il diritto esclusivo di utilizzarlo per i prodotti o servizi specificati nella registrazione. Questo impedisce ad altri concorrenti di sfruttare il marchio o di creare confusione tra i consumatori. Una PMI che ha investito tempo e risorse nello sviluppo del marchio può così proteggerne l’identità e l’immagine di fronte alla concorrenza sleale.

Differenziazione nel mercato: Un marchio registrato fornisce un’identità unica e riconoscibile per un’impresa. Nell’era dell’informazione e della globalizzazione, i consumatori sono bombardati da un’enorme quantità di prodotti e servizi. Un marchio ben definito e riconoscibile aiuta una PMI a distinguersi dalla concorrenza e a creare una connessione emotiva con i clienti. In un mercato affollato, un marchio forte può essere un fattore determinante nella scelta di un prodotto o servizio rispetto a quelli offerti dai competitor.

Generazione di valore economico: Il marchio, quando correttamente depositato e valutato come attivo patrimoniale, può diventare una fonte di valore economico per un’impresa. Le aziende con marchi riconosciuti possono monetizzare il loro valore attraverso la concessione di licenze o il franchising, aprendo nuove opportunità di business. Inoltre, un marchio registrato può aumentare il valore complessivo dell’azienda, rendendola più appetibile agli investitori o potenziali acquirenti.

Fiducia e fedeltà dei clienti: Un marchio ben gestito e protetto trasmette affidabilità e professionalità ai consumatori. I clienti tendono ad avere più fiducia nell’acquisto di prodotti o servizi da un’impresa che ha un marchio registrato. Un marchio forte crea un senso di fedeltà e lealtà tra i clienti, che possono diventare ambasciatori del marchio e promuoverlo a loro volta. Questo può portare a una maggiore retention e a un aumento del valore a vita del cliente.

Difesa dal plagio e dalla contraffazione: La registrazione del marchio offre un’arma legale contro il plagio e la contraffazione. Le PMI sono spesso vittime di pratiche sleali che cercano di sfruttare il successo di un marchio altrui. Possedere un marchio registrato semplifica il processo di difesa legale e può dissuadere potenziali violatori. Ciò contribuisce a proteggere l’immagine dell’azienda e a preservarne l’integrità.

Per le PMI, depositare e valutare il marchio come attivo patrimoniale può portare numerosi vantaggi, tra cui protezione legale, differenziazione nel mercato, generazione di valore economico, fiducia e fedeltà dei clienti e difesa dal plagio e dalla contraffazione. Questa strategia consente alle imprese di costruire un’identità solida e di creare un vantaggio competitivo duraturo. Le PMI che investono nella protezione e valorizzazione del proprio marchio sono più propense a prosperare nel mercato e a raggiungere il successo a lungo termine.

Noi siamo pronti, Voi?

Articolo di Marco Simontacchi

13/06/2023

Minibond quotati, vantaggi per le PMI

Le piccole e medie imprese (PMI) sono spesso considerate il motore dell’economia, generando occupazione e stimolando la crescita economica. Tuttavia, molte PMI si trovano di fronte a sfide nell’accesso al finanziamento necessario per espandere le proprie attività. In questo contesto, l’emissione di minibond quotati in borsa si presenta come una soluzione promettente per le PMI, offrendo opportunità e vantaggi significativi.

Accesso a finanziamenti a costi vantaggiosi: Accedere ai mercati dei capitali consente alle PMI di diversificare le fonti di finanziamento al di là dei tradizionali prestiti bancari. L’emissione di minibond consente alle imprese di ottenere finanziamenti direttamente dai mercati finanziari, consentendo loro di raccogliere capitali da un’ampia base di investitori. Questo può tradursi in condizioni di finanziamento più vantaggiose, come tassi di interesse competitivi e termini di rimborso flessibili. Se l’emissione viene certificata ESG, inoltre, vi è uno sconto sul tasso cedolare.

Crescita ed espansione aziendale: L’accesso ai mercati dei capitali può fornire alle PMI il capitale necessario per sostenere la crescita e l’espansione aziendale. I fondi raccolti attraverso l’emissione di minibond possono essere utilizzati per investire in nuove tecnologie, acquisire attività complementari, espandere la presenza di mercato o sostenere progetti di ricerca e sviluppo. Questo apre nuove opportunità di crescita che potrebbero essere altrimenti limitate dalla mancanza di finanziamenti adeguati.

Aumento della visibilità e della reputazione aziendale: L’emissione di minibond quotati in borsa porta le PMI ad entrare nel radar degli investitori istituzionali e del pubblico in generale. Questo aumento di visibilità può migliorare la reputazione aziendale e conferire un maggiore grado di fiducia e credibilità tra i potenziali clienti, fornitori e partner commerciali. Inoltre, il fatto di essere quotati in borsa implica una maggiore trasparenza e responsabilità aziendale, che può contribuire a rafforzare la fiducia degli stakeholder.

Possibilità di successivi accessi al mercato dei capitali: L’emissione di minibond quotati in borsa può aprire la strada per futuri accessi al mercato dei capitali. Una volta stabilita una presenza sul mercato finanziario, le PMI possono godere di maggiore flessibilità nel reperire finanziamenti aggiuntivi quando necessario. Ciò può essere particolarmente vantaggioso durante periodi di crescita accelerata o in occasione di nuove opportunità di investimento.

Le PMI che scelgono di accedere ai mercati dei capitali attraverso l’emissione di minibond quotati in borsa possono beneficiare di opportunità significative e vantaggi finanziari. L’accesso a finanziamenti a costi vantaggiosi, la possibilità di sostenere la crescita aziendale, l’aumento della visibilità e della reputazione aziendale e la prospettiva di futuri accessi al mercato dei capitali sono solo alcune delle ragioni per cui le PMI dovrebbero considerare questa opzione. Tuttavia, è importante valutare attentamente i requisiti, i costi e gli obblighi associati a tale processo per garantire una gestione adeguata delle risorse finanziarie e il rispetto delle normative di borsa.

Noi siamo pronti, Voi?

Articolo di Marco Simontacchi

05/06/2023

Il pugno di ferro: L’inaspettata relazione tra la boxe e la crisi di impresa

La boxe è uno sport che richiede disciplina, determinazione e una strategia ben pianificata. I pugili si allenano duramente per sviluppare la forza fisica e mentale necessaria per affrontare avversari potenti e resistere alle situazioni più difficili sul ring. Ma cosa c’entra la boxe con il mondo degli affari e la crisi di impresa? Sorprendentemente, esiste una connessione tra le due realtà. In questo articolo, esploreremo come i principi della boxe possono essere applicati al contesto aziendale e come la mentalità di un pugile può aiutare le aziende a superare momenti di crisi.

La preparazione come chiave del successo:

La preparazione è fondamentale sia nella boxe che nelle imprese. Un pugile trascorre innumerevoli ore ad allenarsi per migliorare le proprie abilità e perfezionare le strategie di combattimento. Allo stesso modo, le aziende devono dedicare tempo ed energie per comprendere il mercato, analizzare la concorrenza e identificare le opportunità di crescita. Una scarsa preparazione può portare a decisioni affrettate e a una gestione inefficace delle crisi aziendali.

La resilienza come arma segreta:

La resilienza è un tratto fondamentale sia per i pugili che per gli imprenditori. Sul ring, i pugili devono essere in grado di sopportare colpi duri e reagire positivamente alle avversità. Nelle imprese, la resilienza è necessaria per affrontare le sfide e superare le difficoltà. La capacità di rimanere concentrati, adattarsi alle situazioni mutevoli e continuare a lottare nonostante le sconfitte temporanee può fare la differenza tra il fallimento e il successo.

L’importanza della strategia:

Nella boxe, la strategia è essenziale per ottenere la vittoria. Un pugile deve studiare attentamente il proprio avversario, identificarne i punti deboli e sfruttarli a proprio vantaggio. Nelle imprese, la strategia svolge un ruolo cruciale durante le crisi. È necessario analizzare la situazione, individuare i fattori chiave che hanno portato alla crisi e pianificare le azioni necessarie per superarla. Una strategia ben strutturata può aiutare le aziende a rimettersi in piedi e a rafforzarsi nonostante le difficoltà.

L’importanza del supporto:

Nella boxe, un pugile ha un team di allenatori, manager e compagni di squadra che lo sostiene e lo guida lungo il percorso. Nelle imprese, avere un solido supporto è altrettanto importante. Durante una crisi, le aziende possono beneficiare del supporto di consulenti esperti, mentor o gruppi di imprenditori con esperienze simili. Queste figure possono offrire prospettive esterne, consigli pratici e incoraggiamento emotivo per aiutare le aziende a navigare con successo attraverso tempi difficili.

Nonostante possano sembrare mondi distanti, la boxe e il mondo degli affari condividono alcuni principi chiave che possono essere applicati in entrambe le sfere. La preparazione, la resilienza, la strategia e il supporto sono elementi fondamentali per affrontare le crisi sia nel ring che nelle imprese. Guardando oltre le apparenze, possiamo trarre ispirazione dalla mentalità dei pugili per superare le difficoltà aziendali e ritornare alla vittoria.

Noi siamo pronti, Voi?

Articolo di Marco Simontacchi

30/05/2023

PMI: brivido da rialzo dei tassi

L’aumento dei tassi di interesse ha un impatto significativo sui bilanci delle PMI. Questo perché le PMI spesso dipendono da prestiti e finanziamenti per sostenere le loro attività e un aumento dei tassi di interesse influisce sui costi dei finanziamenti, aumentandone il costo di approvvigionamento quindiriducendo la redditività dell’impresa.

Quando le banche centrali aumentano i tassi di interesse, le banche commerciali seguono l’esempio aumentando a loro volta i tassi sui prestiti. Questo aumento dei tassi di interesse può influire sulla capacità stessa delle PMI di ottenere finanziamenti, poiché il costo del debito aumenta, influendo negativamente sulla redditività dell’impresa e sulla sua capacità di investire in nuovi progetti o espandersi e peggiorando i parametri del rating.

Inoltre, le PMI che hanno già sottoscritto prestiti a tassi di interesse variabili accusano un aumento dei costi di finanziamento, influendo sulla capacità dell’impresa di rispettare i propri impegni finanziari e di mantenere la liquidità come da business plan.

L’aumento dei tassi di interesse può anche influire sulla domanda di prodotti e servizi delle PMI. Se i consumatori e le aziende riducono le loro spese a causa dell’aumento, le PMI possono a cascata subire una riduzione delle entrate e dei profitti.

In generale, l’impatto dell’aumento dei tassi di interesse sui bilanci delle PMI dipenderà dalla situazione finanziaria dell’impresa, dal tipo di prestiti che ha sottoscritto e dalle condizioni del mercato in cui opera. Tuttavia, è importante che le PMI siano consapevoli dell’effetto dei tassi di interesse sui loro bilanci e che considerino le strategie di gestione del rischio finanziario per mitigare gli effetti negativi dell’aumento dei tassi stessi.

Ciò potrebbe includere la diversificazione delle fonti di finanziamento e l’uso di strumenti finanziari come i contratti di swap per gestire il rischio di tassi di interesse o approcciare direttamente il mercato dei capitali utilizzando nuovi strumenti di approvvigionamento finanziario.

Noi siamo pronti, Voi?

Articolo di Marco Simontacchi

11/05/2023

Lo scaricabarile punisce chi lo fa

Si potrebbe dire che dopo l’allenatore della Nazionale di calcio la professione più gettonata da buona parte della popolazione sia fare lo scaricabarile.

Apparentemente proiettare le proprie responsabilità fuori di sé crea il vantaggio di non doversi fare carico delle conseguenze traslandole ad altri.

A meno di essere attori incalliti di norma il processo avviene a livello inconscio e per sostenerlo ci si crea un film parallelo a una realtà fattuale a sostegno della propria visione.

Il tempo però è impietoso e con il suo scorrere le crepe tra fatti e mistificazioni si fanno sempre più profonde fino a far esplodere il problema.

Tutte le responsabilità che si erano a suo tempo evitate ricadono addosso come macigni, appesantite dal non averle gestite e risolte, schiacciando il malcapitato che a questo punto o rifiuta la realtà, andando a schiantarsi, oppure ripercorre la propria narrativa andando a comprendere dove e quando avrebbe dovuto capire che situazione andava affrontata e risolta. In questo secondo caso, seppur con fatica e maggiori costi, la situazione può ancora essere in buona parte dei casi sanata.

È a onor del vero molto difficile affrontare le proprie zone d’ombra, se fossero state evidenti non si cadrebbe nelle trappole. Ci sentiamo di consigliare in questi casi di rivolgersi a un consulente esperto nel settore, che sia di relazione, di gestione operativa o economica, il quale con un approccio scorrelato da coinvolgimenti personali possa dare la giusta collocazione al problema e offrire plausibili soluzioni o mediazioni.

 

Noi ci siamo, voi?

 

Articolo di Marco Simontacchi

26/04/2023

Il valore dell’affidarsi

Capita di sovente che un imprenditore ci interpelli per una consulenza o un intervento e, anziché ascoltare con attenzione alle nostre domande e risponderci in modo aperto, ci sottoponga la sua personale visione e interpretazione e la soluzione che dovremmo porre in atto a “suo modesto avviso”.

La domanda è lecita: se sa già tutto perché interpella dei consulenti?

Se la logica che applica è la stessa che ha creato il problema come è possibile che si ottengano risultati diversi?

Naturalmente il soggetto in questione non pone in minimo dubbio il fatto che le cause di un problema siano in massima parte esterne e mai interne all’azienda.

Essendo a suo avviso affare chiaro e semplice, di cui non ha tempo e voglia di occuparsi, anche l’intervento del consulente deve essere veloce e poco dispendioso, possibilmente con parcelle solo a success fee.

Tali situazioni, seppur educatamente e senza polemiche, le decliniamo senza compromessi, accettarle vorrebbe dire far perdere tempo e creare un danno economico a entrambe le parti; quindi, stando a Cipolla sarebbe una azione stupida.

A nostra volta, non essendo tuttologi, ci affidiamo per diversi aspetti del nostro lavoro a consulenti che integrino il nostro lavoro o si prendano cura di ciò di cui non abbiamo competenza per lo Studio.

Ripetiamo la parola “ci affidiamo”, che non significa abdicare alla logica e al controllo, significa essere aperti, rispondere senza reticenze alle domande del consulente e accettare punti di vista nuovi che portino a soluzioni diverse dal “abbiamo sempre fatto così”.

Creare un buon rapporto Cliente – Consulente è sempre un ottimo investimento che fa crescere l’azienda, non solo in termini economici e patrimoniali, anche e soprattutto in termini umani e di competenza.

 

Noi siamo pronti, Voi?

 

Articolo di Marco Simontacchi

19/04/2023

Il credito a rischio stretta

Il sistema bancario europeo poggia su basi più solide del resto del mondo, ha assorbito meglio del resto del sistema lo shock di SVB e Credit Suisse.

Resta comunque a rischio di una ulteriore stretta creditizia dovuta a fattori tecnici e di merito.

Senza entrare in tecnicismi bancari, basti pensare che la disponibilità effettiva di liquidità degli istituti di credito è ben inferiore a quella virtuale.

Vuol dire che l’insieme dei depositi non corrisponde all’effettiva liquidità, essendo parte rilevante di tale liquidità occupata nei finanziamenti e mutui.

Se tutti insieme andassimo a prelevare le “disponibilità” metteremmo in crisi tutto il sistema.

Ciò fa si che la bontà di un istituto di credito e la sua credibilità abbiano una diretta connessione con la qualità dei propri crediti.

Vero è che hanno una riserva “congelata” in titoli di stato, considerati asset sicuri. Tra i primi tre istituti europei per asset in titoli di stato primeggiano Popolare di Sondrio e Bper con asset tra il 15% e il 17%. Oltre a non essere una quota che metta al completo riparo da sorprese tale percentuale inficia la redditività dell’istituto essendo un asset non particolarmente remunerativo se non a volte oneroso.

Va da sé che in questo periodo di “cigni neri” gli istituti europei, quindi anche gli italiani, dovranno porre particolare attenzione alla qualità del proprio portafoglio crediti, che dopo i finanziamenti covid indiscriminati e lo scossone della guerra appaiono un poco deteriorati.

Si dovrà correre ai ripari se si vuole garantire stabilità al sistema finanziario concedendo l’accesso al credito solo a chi garantisca un rating, ovvero la capacità misurata di poter restituire i finanziamenti, che migliori i parametri di qualità dei crediti esistenti.

Il fai da te dei bilanci senza una attenta analisi dei parametri, segnalazioni anche se occasionali in centrale rischi, la mancanza di un robusto e coerente piano industriale e relativo business plan saranno condizioni che potranno ostacolare o impedire in un immediato futuro l’accesso al credito inficiando anche i rinnovi.

Uomo avvisato mezzo salvato, in questo caso correre ai ripari sarà troppo tardi, un bilancio sano lo si costruisce giorno per giorno a partire da gennaio, non a esercizio chiuso.

 

Noi siamo pronti, Voi?

 

Articolo di Marco Simontacchi

05/04/2023

L’abito fa il monaco

In quasi tutte le PMI con cui lavoriamo riscontriamo una pessima abitudine: la mancanza di una stabile e strutturata organizzazione.

Una organizzazione fatta di livelli logici strutturati in modo coerente e in linea con la visione imprenditoriale finalizzata al raggiungimento degli obiettivi aziendali dovrebbe essere la base per il corretto funzionamento di una impresa.

Quanto sopra si traduce in un manuale con organigramma, ruoli, funzioni e compiti chiari e assegnati a figure competenti e riconosciute che sappiano garantire efficienza ed efficacia al reparto e funzione aziendale assegnata. I flussi operativi e informativi tra reparti e funzioni a loro volta debbono essere programmati, coordinati e con feedback continuo.

Facile da comprendere, giusto?

Purtroppo, questa situazione nelle PMI è spesso sostituita da prassi consolidate nel tempo in cui esistono persone che fanno cose a loro più o meno assegnate o da loro fatte con buona volontà senza un vero e proprio impianto. I più volenterosi poi divengono i tutto fare a cui ognuno si rivolge quando non si sa a che santo votarsi.

Al posto di ordine ed efficienza si assiste a caos e colli di bottiglia con buona pace dell’imprenditore che fatica non poco a mantenere il controllo sui cicli produttivi e timing.

Il caos in azienda genera elevata inefficienza sia per quanto riguarda il controllo dei costi fissi e variabili sia per rendere il tempo speso nel lavoro poco redditizio.

Ciò incide pesantemente sulla competitività rispetto a una concorrenza meglio organizzata sia direttamente sulla marginalità.

Qualsivoglia intervento si debba fare in una impresa il primo vero snodo è fare di norma un check up sull’efficienza dell’organizzazione e poi segue il resto.

Con sorpresa di molti da un efficientamento salta fuori quasi sempre maggior potenziale di fatturato, maggior marginalità e netto miglioramento del ciclo finanziario ed economico.

Provare per credere.

Noi siamo pronti, Voi?

 

Articolo di Marco Simontacchi

30/03/2023

 

Catene forti anticrisi

Eurostat rileva che nel 2022 l’Italia ha visto un forte aumento dei fallimenti nel quarto trimestre (+38%) insieme a Francia (+64%) e Spagna (+55%).

Iniziano a saltare quelle imprese che, ottenuti gli aiuti di stato Covid, non hanno sfruttato l’occasione per ristrutturarsi e rafforzarsi o sono state affossate dal successivo aumento dei costi a cui non hanno saputo o potuto far fronte pagando oggi l’amaro prezzo.

Questo fenomeno avrà ripercussioni su occupazione e crescita mettendo ulteriore pressione in vari settori industriali e commerciali.

Preoccupante è anche la serie di effetti collaterali che questi fallimenti inevitabilmente si trascinano dietro.

Perdere nel giro di breve uno o più fornitori strategici è rischioso se non vi sono piani alternativi già predisposti, oltre ad avere un probabile impatto sui costi variabili e sui tempi di consegna a clienti con possibili penali o perdita di clientela e di commesse.

Subire il fallimento di uno o più clienti importanti non stiamo nemmeno a spiegare che ricadute comporti.

A rischio in queste situazioni è sia lo stato patrimoniale che il conto economico insieme alla pianificazione dei flussi e quindi la solidità aziendale con la propria capacità di far fronte agli impegni economico finanziari.

Con il nuovo codice della crisi di impresa, inoltre, non si può più attendere molto prima di dichiarare una probabile crisi di insolvenza, anche se importata per cause esogene e magari con un portafoglio ordini e utili previsti di tutto rispetto.

Il panorama è fosco e tutt’altro che tranquillo, basta un altro scossone e molte altre aziende, ancora traballanti, rischiano di scomparire.

Come sempre a un problema vi è una soluzione.

Le grandi imprese mettono in campo Direttore Finanziario, Credit Manager e Risk manager che si occupano di monitorare la qualità e solidità di clienti, fornitori, del credito commerciale e dell’adeguatezza delle disponibilità di cassa per far fronte alle evenienze, trasferendo se necessario il rischio insolvenza a terzi e rovesciando l’indice di rotazione debiti crediti a favore dell’azienda.

Con buona pace delle PMI che tale linea di management non se la possono permettere subendo.

Si possono permettere però, con un investimento marginale e variabile, la consulenza in temporary management di professionisti che li rendano efficaci e competitivi al pari delle grosse imprese.

Un problema se risolto diviene un vantaggio competitivo, in tempo di crisi significa anticipare la ripresa e guadagnare fette di mercato lasciate libere da chi si è dimostrato sprovveduto.

Noi ci siamo, Voi?

 

Articolo di Marco Simontacchi

02/03/2023

La conoscenza rende liberi

Essere imprenditori in una Micro PMI oggi è più complicato che in passato.

Se un tempo bastava il buon senso e un/a contabile con tutti gli adempimenti fiscali e normativi oltre ai vari parametri sia del rating che del Codice della Crisi di Impresa oggi si richiede una specializzazione verticale notevole in diversi ambiti complessi.

Essere aggiornati e adempienti significa in prima battuta mettere in sicurezza l’azienda e l’imprenditore da rischi di sanzioni pesanti o da incidenti che potrebbero minare la sopravvivenza dell’azienda.

Certo si possono delegare in toto a professionisti esterni alcune di quelle funzioni e adempimenti senza più apparentemente doversene curare.

Tuttavia, ciò espone a rischi l’azienda, in tal infatti modo l’imprenditore è vincolato al professionista e non crea le condizioni per poter esercitare il controllo sull’efficacia ed efficienza dell’operato, rimanendo così comunque ciechi e responsabile davanti alla legge.

I professionisti sono una fondamentale risorsa di cui oggi non si può fare a meno. Esiste la possibilità di avere tuttavia un elemento all’interno dell’azienda che faccia le veci dell’Imprenditore assistendolo nella strategia e tattica di tutte tali questioni supervisionandolo e coinvolgendolo in tutte le scelte migliori e nei rapporti conseguenti con il professionista: un Consulente Strategico in Temporary Management.

In tal modo si crea una conoscenza e coscienza di ogni ambito sensibile aziendale che permetterà all’imprenditore di divenire decisionalmente autonomo e capace senza dover forzatamente accettare qualsivoglia soluzione prospettata da un terzo che non vive e respira l’azienda.

La conoscenza rende liberi e consapevoli.

Noi siamo pronti, Voi?

 

Articolo di Marco Simontacchi

23/02/2023